16 interventi e 4 installazioni, tutti selezionati tramite call, raccontano quelle parti di città informali comunemente chiamate baraccopoli, slum, barrios o favelas.

Not so far. Le città che non vediamo
Sabato 30 marzo 2019 ore 18.00-24.00

FFLAG
via Reggio 13, Torino

16 interventi e 4 installazioni, tutti selezionati tramite call, raccontano quelle parti di città informali comunemente chiamate baraccopoli, slum, barrios o favelas. Realtà diffuse in tutto il mondo, nei Paesi in via di sviluppo così come in quelli occidentali più vicini a noi: parliamo infatti di San Paolo, Buones Aires, Nairobi, Yogyakarta, Città del Capo, così come dalle più occidentali Marsiglia, Brooklyn o Londra, senza dimenticare Torino.

Nonostante l’immaginario collettivo li rileghi tra povertà e degrado, questi luoghi spesso diventano la culla di progetti creativi, iniziative imprenditoriali e occasioni di collaborazione. Casi raccontati attraverso un linguaggio polifonico, multidisciplinare e multimediale, capace di abbracciarne tutta la complessità.

 

     

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Primo Tempo

  • ore 18.00-18.15 | Introduzione alla maratona Not so far
    Alessandro Cimenti, presidente Fondazione per l’architettura / Torino
    Francesca De Filippi, consigliere di indirizzo Fondazione per l’architettura / Torino, referente scientifico Not so far
    Subhash Mukerjee, vicepresidente Fondazione per l’architettura / Torino, referente scientifico Not so far
  • ore 18.15-18.30 | Fondazione Horizontal | Giancarlo Mazzanti
    Il filo conduttore dei progetti dell’architetto colombiano Giancarlo Mazzanti è la convinzione che il valore sociale sia imprescindibile nell’architettura, considerando quest’ultima un mezzo per favorire la nascita di comunità e combattere la povertà.
    Giancarlo Mazzanti ha insegnato in diverse università colombiane, ad Harvard, Princeton e alla Columbia University. I suoi lavori sono stati esposti al MoMA e al Pompidou e si è aggiudicato l’American Architecture Prize nel 2016 e nel 2017.
  • ore 18.30-18.50 | Prendo Casa | Francesca Cirilli
    Prendo Casa è un progetto sulle conseguenze della crisi economica, in particolare l’emergenza abitativa, realizzato all’interno di un edificio occupato alle porte di Torino; attraverso immagini, documenti e testi racconta gli spazi domestici dei suoi abitanti e le loro storie.
    Francesca Cirilli: laureata in Storia contemporanea e in Fotografia, è una fotografa con base a Torino.
  • ore 18.50-19.10 | Uno slum è per sempre? Korogocho 1996-2018 | Fabrizio Floris
    Korogocho (Nairobi) è una baraccopoli di circa 100 mila abitanti costituita da 8 villaggi nata negli anni Sessanta. La caratteristica dell’essere baraccopoli e non quartiere povero è legata all’impossibilità di migliorare perché la non proprietà della terra e della baracca fanno sì che ogni impegno profuso nel luogo non appartenga alla persona. Korogocho, dopo tanti anni, sforzi e sperimentazioni, è ancora uno slum. Ma Korogocho continua a essere un luogo di sogni e utopie concrete. Il sogno di un’altra Korogocho continua a essere possibile, perché uno slum è fatto di persone non di diamanti.
    Fabrizio Floris
    : laureato in Economia e dottore di ricerca in Sociologia dei fenomeni territoriali e internazionali.
  • ore 19.10-19.30 | Buenos Aires Barrio 31. Progettare la città inclusiva | Santiago Gomes
    La Villa 31 di Buenos Aires rappresenta l’area informale con più alta carica simbolica della città. L’Instituto de la Especialidad Humana della Universidad di Buenos Aires lavora dal 2002 a un progetto che propone il mantenimento degli abitanti e di gran parte del costruito sul sito.
    Santiago Gomes: architetto e PhD, insegna progettazione ed è co-fondatore di FollowtheArchitect.
  • ore 19.30-19.50 | Learning (by designing) from homelessness | Cristian Campagnaro
    Imparare dalle persone senza dimora (e su di loro) progettando interventi di contrasto all’homelessness. Riconoscere che questi apprendimenti sono andati oltre ogni possibile stereotipo e oltre ogni aspettativa di cittadino e di progettista/ricercatore.
    Cristian Campagnaro: architetto e PhD in Innovazione tecnologica, è professore associato in design presso il DAD del Politecnico di Torino.

Secondo Tempo

  • ore 20.10-20.30 | “New Home” – Vivere a Khayelitsha | Enrico Bosia
    Raccolta di immagini scattate nella Township di Khayelitsha (Città del Capo): testimoniare la realtà quotidiana di un luogo “dove viverci non è una scelta”.
    Enrico Bosia:  architetto e urban designer, lavora a Losanna per Aubert Architectes. Ha collaborato con l’ONG sudafricana CORC e in Kenya con LVIA
  • ore 20.30-20.50 | Le Biennali mettono in scena l’Informale. Tre racconti a confronto | Monica Naso, Valeria Federighi, Silvia Lanteri
    La narrazione (modalità descrittive e categorie) che alcune Biennali contemporanee hanno tracciato nei confronti dell’informale: l’evoluzione e l’impatto che hanno avuto sul modo di intervenire all’interno degli insediamenti informali.
    Monica Naso, architetto, è dottoranda presso il Politecnico di Torino.
    Valeria Federighi, architetto, è ricercatore presso il Politecnico di Torino e membro del gruppo di ricerca China Room.
    Silvia Lanteri, architetto, è membro del gruppo di ricerca China Room.
  • ore 20.50-21.10 | Le gerarchie dell’acqua | Filippo Romano
    Il sistema delle watertanks del ghetto di Mathare (Nairobi), la distribuzione dell’acqua come insieme di regole non scritte che rappresentano un controllo etnico e un esercizio di potere nella vita quotidiana di una comunità.
    Filippo Romano: fotografo di architettura e di corporate, insegna a Milano e Venezia, collabora con la casa editrice Skira, pubblica su numerose riviste e ha esposto alla Biennale di Architettura.
  • ore 21.10-21.30 | Marsiglia per un futuro accogliente | Giulia De Matteis
    Il progetto della Stabilizzazione delle Bidonville a Marsiglia: la sospensione dei procedimenti di espulsione per 2 anni, tempo necessario per gli abitanti, attori locali e associazioni per sviluppare soluzioni sostenibili.
    Giulia De Matteis:studentessa in Architettura per il Progetto Sostenibile, fa parte della delegazione marsigliese di Architectes Sans Frontières.
  • ore 21.30-21.50 | As a fallen apartment building | Francesca Cirilli
    Nel centro di Berlino, dove una volta passava il muro, un insediamento informale ospita una comunità che reclama la possibilità di vivere in uno spazio pubblico, organizzandolo e gestendolo secondo le mutevoli necessità dei suoi abitanti. Relazionandosi con città e natura, e con questioni politiche e sociali, in maniera alternativa e sperimentale, i Wagenburg sono progetti di vita comunitaria che contestano il tema dell’abitare per come viene generalmente inteso.
    Francesca Cirilli: l
    aureata in Storia contemporanea e in Fotografia, è una fotografa con base a Torino.

Terzo Tempo

  • ore 22.10-22.30 | Sogni fuori dal campo | Silvia Cittadini
    La storia di due persone rom e due sinti che vivono o hanno vissuto nei campi nomadi nella periferia di Pisa e Trento.
    Silvia Cittadini: dottoranda presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, fa ricerca sulle politiche abitative rivolte a rom e sinti in Italia ed Europa.
  • ore 22.30-22.50 | New York orizzontale | Francesca Berardi
    Si dice che New York sia una città per i molto ricchi o per i molto poveri. Io mi sono occupata di quella dei molto poveri, della New York orizzontale, che non alza gli occhi ai grattacieli, ma guarda per terra, dove si accumulano oggetti che la maggior parte della popolazione considera rifiuti, Ho scoperto una New York inedita, una costellazione di luoghi e relazioni invisibile, o quantomeno ignorata. Eppure sotto gli occhi di tutti.
    Francesca Berardi
    : giornalista e autrice del libro “Detour in Detroit”, ha lavorato alla Journalism School della Columbia University di New York. Il suo lavoro è pubblicato tra gli altri da The Guardian, Radio 3, Internazionale, ProPublica, NPR, Quartz, Slate.
  • ore 22.50-23.10 | Economia digitale / Città concreta. influenze della rete sulle dinamiche urbane e lo spazio fisico delle città globali | Federico Godino
    Come le economie digitali modificano gli spazi e gli stili di vita degli insediamenti informali (con un focus sulla favela di Paraisopolis a São Paulo)
    Federico Godino: progettista, ricercatore e curatore presso la Triennale di Milano, scrive su riviste di arte contemporanea e architettura.
  • ore 23.10-23.20 | Attraverso un frammento di Pechino: il danwei della Textile factory | Eudes Margaria
    I danwei di epoca maoista, unità di lavoro introverse in cui gli operai dormivano, svolgevano ogni gesto della vita quotidiana e accedevano ai servizi del proprio compound. Nati come sistemi di controllo capillare in cui ogni dettaglio è previsto e monitorato dall’alto, divengono progressivamente sacche di interessanti stratificazioni, vedendo germogliare sulle proprie superfici e nei propri anfratti fenomeni di appropriazione informale dello spazio.
    Eudes Margaria: architetto, è project manager per la sede cuneese dello studio BLAARCHITETTURA e libero professionista.
  • ore 23.20-23.40 | Estratti di vita ordinaria da Città del Capo | Miriam Bodino
    Miriam Bodino: architetto e ricercatore, è libera professionista con esperienze a Lugano e San Francisco. Ha un dottorato di ricerca in Architettura, storia e progetto.
  • ore 23.40-24.00 | Le città in[di]visibili | Associazione culturale Architetti Migranti, Francesca Ronco, Corinna Di Franco, Daniela Schiavon
    Un parallelismo tra la città argentina di Tigre e Torino, incentrato sul tema delle barriere, tanto tangibili nel continente sudamericano, quanto intangibili e mobili nelle città europee.
    Tigre, municipio a nord di Buenos Aires, in cui si contrappongono barrios cerrados e villas miserias, quartieri privati ed insediamenti informali, un muro a dividerli. Torino, caratterizzata da molte realtà nascoste, abbandonate, dimenticate, i cui margini si fondono con quelli del territorio circostante, come nei Portici di via Nizza, o la cui nitidezza è palese come nel quartiere exMoi, interstizio urbano e sociale, teatro di una complessa convivenza tra formale e informale e di nascita di nuove barriere fisiche.
    Associazione Architetti Migranti: obiettivo dell’associazione culturale è attivare politiche di rigenerazione urbana basate sulla partecipazione attiva e sullo sviluppo delle potenzialità locali.

 

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