I ragazzi tra gli 11 e i 18 anni sono il target privilegiato cui il Festival ha dedicato alcuni dei suoi appuntamenti. Tra questi, le tre lezioni mattutine dedicate all’urbanistica, all’architettura e al design: Che cos’è la città? (giovedì 25 maggio), una prima introduzione ai temi della città e al rapporto tra design e contesto urbano insieme al docente, architetto e designer Riccardo Blumer; la lezione Che cos’è l’architettura? (venerdì 26 maggio) tenuta dall’architetto e scrittore Gianni Biondillo e Che cos’è il design? (sabato 27 maggio), un’infarinatura su questa affascinante e complessa disciplina, proposta dal docente e curatore Stefano Mirti.
I ragazzi sono stati i protagonisti anche del progetto Playground, promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino con IED Torino e Arteco per dare vita a un campo da gioco in cui sperimentare le relazioni tra il corpo e l’esterno e la condivisione degli spazi, presso la scuola Bernardino Drovetti. Alcuni studenti dello IED di Torino, del liceo artistico Cottini e della scuola Drovetti si sono rimboccati le maniche per la sua progettazione e realizzazione, guidati da Truly Design Studio: il risultato è stato inaugurato giovedì 25 maggio con la performance artistica Cubo Race, ideata da Franco Ariaudo ed Emanuele De Donno.
Inoltre, da giovedì a sabato tre dialoghi serali hanno costituito un appuntamento fisso nel calendario del Festival: sempre alle 18.30 e sempre nello Studio dello Spazio Q35, i tre incontri hanno invitato architetti, curatori, critici e artisti ad approfondire tre chiavi di lettura del tema di Architettura in Città: la dimensione intima dell’abitare, la questione sociale del diritto alla casa e il rapporto con lo spazio pubblico.
Il primo incontro, La casa sono io, ha visto come protagonisti Stefano Pujatti, progettista friulano trapiantato in Piemonte che ha raccontato come mediare le richieste dei committenti e le visionarie proiezioni dell’architetto, Xavier Vendrell, l’architetto di Rural Studio che ha illustrato il lavoro condotto con gli studenti dell’Università di Auburn e le comunità locali per realizzare case da 20.000 dollari, e i due architetti e curatori Mariabruna Fabrizi e Fosco Lucarelli dello studio Socks.
Dopo il casermone è il titolo del secondo dialogo, proposto come occasione per riflettere sulla questione sociale del diritto alla casa insieme alla storica di architettura Gaia Caramellino, Lorenzo Romito, architetto e attivista invitato a raccontare le esperienze progettuali e le esplorazioni condotte dal gruppo di ricerca Stalker sul quartiere romano del Corviale, e cyop&kaf, il collettivo di artisti napoletani che ha esposto il loro lavoro quotidiano sul territorio attraverso arte urbana, ricerca, esplorazione e dialogo.
L’ultima sera si è infine tenuto l’appuntamento La città come casa, durante il quale la critica della città Cristina Bianchetti e gli architetti Matilde Cassani e Stefano Ragazzo di Orizzontale hanno discusso come la città, nonostante oggi mostri una preoccupante accelerazione dei processi di privatizzazione dello spazio urbano, sia anche teatro di diverse forme di riappropriazione di edifici, strade e piazze.
Durante i giorni del Festival è stata esposta la mostra diffusa Inside the house, composta da 40 scatti che ritraggono gli interni di 10 abitazioni firmate da architetti torinesi esplorati nella loro dimensione quotidiana e vissuta da 10 fotografi. Vai alla pagina dedicata al progetto Inside the house.