Le storie hanno il potere di comunicare emozioni, proprio come lo spazio! In collaborazione con il Fondazione Circolo dei lettori, lasceremo che la letteratura ci racconti la felicità attraverso voci di professionistз della scrittura, della filosofia e dell’arte.
Tutti gli appuntamenti si terranno a Torino presso il Circolo dei lettori, via Bogino 9.

Prenotazione consigliata all’email info@circololettori.it

Marzia Capannolo

Lunedì 15 aprile ore 18.30-19.30

Lo Studio d’Artista come luogo di creazione e spazio di relazione

Luogo immaginifico per antonomasia, lo studio d’Artista è da sempre lo spazio – non necessariamente fisico – che l’Artista occupa durante il processo di creazione e nel quale si condensano memorie pregresse di accadimenti ispiratori, pluralità di relazioni, contenuti emotivi e retaggi simbolici che ineludibilmente compongono il sostrato dell’opera. Dall’antichità al tempo presente, nell’atelier dell’artista è possibile rintracciare un tema di indagine rivelatore di significati e paradigmi emozionali che ampliano l’esperienza della fruizione dell’Arte.

Marzia Capannolo è Storica dell’Arte e Art Advisor per collezionisti d’arte. Cura e organizza progetti espositivi di arte moderna e contemporanea; collabora con riviste specializzate e dal 2010 conduce conferenze e cicli di incontri tematici nell’ambito della divulgazione scientifica della Storia dell’Arte. Attualmente dirige il centro culturale “La Crescentina – Laboratorio per l’Arte” con sede in Piemonte, nel Monferrato.

Marzia Capannolo individua nello studio d’artista uno stretto valore emozionale: “la felicità è un cantiere, una promessa, un progetto. Qualcosa che innesca delle dinamiche costruttive, propositive, ed è quello che avviene quando all’interno dello studio di un artista si incontrano, si scontrano delle energie che fanno sì che certi sistemi di relazione, certi sistemi di pensiero, possono andare a generare quella che poi chiamiamo opera”.

Nadia Terranova

Giovedì 27 giugno ore 18.30-19.30

La casa e lo spazio nella letteratura di Alba de Céspedes

Scrittrice e giornalista con un passato da partigiana, Alba de Céspedes è una delle scrittrici più interessanti del nostro Novecento. Sempre attenta alle storie vere delle donne, che riceveva e raccontava nella rubrica “Dalla parte di lei”, le ricostruiva anche nei suoi fortunati romanzi, dove le donne sono sempre intente a liberarsi dai ruoli, a confrontarsi con mura dentro le quali rischiavano di restare intrappolate in matrimoni non felici, relazioni conflittuali con i figli, rapporti manipolatori con le domestiche. Indagheremo così gli spazi chiusi e aperti delle storie dell’Italia del secondo dopoguerra, gli appartamenti, le strade, gli uffici, per ricostruire insieme un percorso di liberazione femminile alla ricerca di una necessaria, insopprimibile felicità.

Nadia Terranova. Ha pubblicato i romanzi Gli anni al contrario (Einaudi 2015, vincitore del premio Bagutta Opera Prima e del The Bridge Book Award), Addio fantasmi (Einaudi 2018, finalista al Premio Strega 2019), Trema la notte (Einaudi 2022, Premio Vittorini 2022, Premio internazionale del mare Piero Ottone 2023), la raccolta di racconti Come una storia d’amore (Giulio Perrone Editore, 2020) e diversi libri per ragazzi.

Attraverso la lettura di alcuni estratti dei romanzi “Quaderno proibito” e “Prima e dopo” di Anna de Céspedes, Nadia Terranova ha raccontato il modo in cui lo spazio della casa ha influenzato le vite delle donne del Novecento in Italia. Dalle parole di Alba de Céspedes emerge l’importanza per le donne di avere i propri spazi per sviluppare idee e sogni, per dare sfogo alla propria personalità. Ed ecco che uno studio diventa un luogo di apertura e cambiamento, uno spazio in cui si esprimono attraverso la scrittura e si sentono libere.

Simone Regazzoni

Giovedì 19 settembre ore 18.30-19.30

“La più celebre palestra del mondo”. Platone e la nascita della filosofia

La filosofia, all’origine, non è solo un’operazione linguistica, discorsiva, teorica, ma la creazione di uno spazio materiale in cui esercitarsi nell’unione di mente e corpo. Parlare della nascita della filosofia, e comprenderla, significa dunque ripercorrere la genesi e la struttura del luogo scelto da Platone per dare vita alla propria scuola. Questo luogo è noto come “Accademia”. Ma che cos’era l’Accademia platonica? Come si presentava? Dov’era collocata? Alcuni filosofi contemporanei l’hanno definita una “proto-biblioteca”, ma si tratta di una definizione impropria. L’Accademia era, per usare le parole di Cicerone, “la più celebre palestra del mondo”. Una palestra nel senso originario del termine: un luogo in cui si dialoga e al contempo ci si allena nella lotta, con un colonnato interno, portici e un rettangolo di sabbia al centro in cui combattere.

Simone Regazzoni. Dottorato in filosofia presso le Università di Paris 8 Vincennes-Saint-Denis e Genova, ha insegnato presso l’Università Cattolica di Milano e l’Università di Pavia. I suoi campi di ricerca sono la filosofia politica e la filosofia della cultura di massa. Attualmente insegna presso l’IRPA di Milano, Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata diretto da Massimo Recalcati e collabora con la Scuola Holden di Torino. Scrive per “Tuttolibri” de “La Stampa”. È  autore di numerosi programmi televisivi e collaboratore per diverse testate giornalistiche, come Il Corriere della Sera e Repubblica. È docente all’Università IULM di Milano nel master di Arti del racconto.

Oggi associamo la felicità a una sensazione di tranquillità e serenità. I Greci, invece, ne avevano una visione più intensiva e dinamica: felicità era l’esperienza di pienezza che provava l’atleta, distante dalla nostra, caratterizzata invece da una postura fondamentalmente statica. Se la felicità è la forza vitale che ci porta a diventare la versione migliore di noi stessɜ, bisogna sempre essere prontɜ a modificarsi, a trasformarsi. La felicità di Platone è la fatica per conquistare, con i propri tempi e nel proprio spazio, la trasformazione di noi stessɜ. Il movimento primo del filosofo, nel famoso mito della caverna, non è infatti quello di parlare, ma quello di alzarsi in piedi. Questo è il gesto che ci rende disposti a faticare e raggiungere quel livello di vita un po’ più piena, un po’ più felice.

Ilaria Gaspari

Giovedì 21 novembre ore 18.30-19.30

Lasciare un posto alla meraviglia: le derive psicogeografiche e la riscoperta della felicità

Siamo abituati a interpretare lo spazio delle nostre vite come una variabile strumentale – qualche volta, addirittura un intralcio. Con l’esclusione dell’esperienza esplorativa del viaggio, nella vita “di tutti i giorni” cerchiamo di essere più veloci che possiamo, di accorciare le distanze. Chiediamo al navigatore la via più breve per raggiungere la nostra meta. E se, così facendo, ci precludessimo un’occasione per lasciarci meravigliare, incantare, stupire dal mondo? In questo incontro proveremo a capire come sia possibile ripensare lo spazio, i percorsi anche urbani, anche consueti, come occasioni di novità. E, riprendendo la tecnica della deriva messa a punto da Guy Debord, proveremo a riconquistarci una relazione creativa con i nostri passi.

Ilaria Gaspari è filosofa e scrittrice. È nata a Milano. Ha studiato filosofia alla Scuola Normale di Pisa, poi si è addottorata a Parigi, all’università Paris I Panthéon-Sorbonne. Tiene corsi di scrittura alla Scuola Holden e alla Scuola Omero. È tradotta in diversi Paesi.

Abbiamo spesso una visione angosciosa, veloce e competitiva della felicità; possiamo contrastarla cercando di trovare un equilibrio del vivere e riappropriandoci del nostro tempo e spazio, provando a essere più presenti in ciò che facciamo, nelle strade in cui camminiamo.

Questa idea può temperare l’aspirazione frenetica alla felicità, sensazione che a volte ci fa superare i limiti della nostra esistenza ma che è anche un controcanto, un basso continuo che coltiva un modo di vivere più fedele a noi stessi. Spesso non ci rendiamo conto che non riusciamo a vedere la città come un luogo in cui il nostro pensiero ha il suo spazio. Ci siamo quindi chiestɜ: le strade vengono viste come luoghi di transito, ma devono essere soltanto questo?

Building Happiness è un progetto promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino reso possibile anche grazie a:
Contributor: Fondazione Compagnia di San Paolo, Camera di Commercio di Torino

Sponsor Gold: DierreFresia AlluminioIdrocentro
Sponsor Silver: Ceramica MediterraneaSikkensTraiano Luce

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