Riscoprire la capacità di progettare il futuro è essenziale per tornare a parlare di crescita. L’editoriale di Giorgio Giani.
Con la naturalezza con la quale una persona si esprime per affermare una cosa del tutto normale, anzi scontata, ho sentito in questi giorni un amministratore pubblico affermare “… il finanziamento per realizzare l’opera ce l’ho, devo solo trovare qualcuno che mi regali il progetto”.
Buongiorno e buon anno, benvenuti in Italia, che forse dovremmo pronunciare al contrario Ai-lati, nel senso ai lati del buon senso di qualsiasi altro paese civile dove prima di avviare qualsiasi iniziativa ci si dota di un robusto progetto. In quella affermazione volgare oltre che insensata, ci sono tutte le ragioni delle difficoltà di una categoria professionale che di progetto dovrebbe vivere mettendo al servizio della collettività le proprie capacità peculiari, capacità che un crescente imbarbarimento culturale – anche nostro – via via disconosce.
Dunque ognuno di noi, sul piano personale, cerca la soluzione che più facilmente trova a portata di mano per poter anche dare un senso alla propria attività professionale ed un sostegno economico per superare la lunghissima crisi: è legittimo e non c’è nulla di sbagliato, ma appunto sul piano personale. Sbagliato sarebbe invece che chi, come anche noi, ha voce pubblica o compiti di rappresentanza facesse proposte al ribasso, per promuovere iniziative o chiedere provvedimenti legislativi per lavori che possono essere svolti da chiunque: semplici operatori del settore, tecnici diplomati o laureati non tecnici dopo un breve corso di formazione. Si tratterà di lavoro, certamente sì, ma per chi? Penso per esempio al libretto di fabbricato: potrebbe sembrare una soluzione per dare lavoro agli architetti (e ai geometri), ma non pensate che lo si troverà quasi subito offerto su Groupon per pochi euro? Puntare al basso, sarebbe un atteggiamento miope che ci emarginerebbe sempre di più.
Fondazione perciò continuerà il percorso che ha scelto in questi ultimi anni, quello di orientare ogni propria azione a generare servizi e opportunità per gli architetti – concorsi, formazione, workshop professionalizzanti, confronti fra modelli operativi diversi, … – per offrire agli architetti occasione di far valere le proprie capacità ed affinarle. Parallelamente l’azione per un obiettivo generale, quello di riportare a fattor comune fra l’opinione pubblica che la capacità di progettare il futuro è l’unica attività che ci può far uscire dalla palude nella quale dal 2008 ci siamo ritrovati; che esistono gli architetti “fatti apposta” per fare e governare progetti di ogni grado di complessità. Rivendicare quindi la nostra professionalità.
Perché è vero che l’Italia è forse il Paese dove c’è il più alto numero di architetti al mondo, ma è anche il Paese che ha il più ricco e diffuso patrimonio architettonico, territoriale e paesaggistico che esista al mondo e se decidessimo di occuparcene in modo sistematico, ogni architetto troverebbe la propria collocazione e soddisfazione professionale. Dunque penso che una speranza di riscatto ci sia, i primi a doverne essere consapevoli dobbiamo però essere noi stessi, dobbiamo rivendicare il rispetto della nostra professione, del nostro lavoro. Su questo potete contare sulla vostra Fondazione; noi continueremo a lavorare senza sosta anche nel nuovo anno in questa direzione e contiamo sul vostro sostegno.
Giorgio Giani
Presidente Fondazione per l’architettura / Torino