Il ruolo trasformativo dei musei

I musei non sono più semplici contenitori di opere d’arte, ma spazi capaci di offrire esperienze trasformative e rigenerative. Ne abbiamo parlato il 10 dicembre, presso le Gallerie d’Italia di Torino, durante l’evento “Museum Seed. The Futurability of Cultural Places”. 

Il 10 dicembre, presso le Gallerie d’Italia di Torino, si è svolto l’evento “Museum Seed. The Futurability of Cultural Places”, un incontro che ha dato vita a una riflessione sul futuro del progetto architettonico e del design degli interni per gli spazi di cultura. Il titolo dell’evento, ispirato all’omonimo libro dello studio Migliore+Servetto, ha evocato l’immagine di un museo come seme che cresce e si trasforma, evolvendosi in una versione “aumentata”, in continuo cambiamento. La discussione ha esplorato il ruolo fondamentale che l’architettura e il design possono avere nel creare spazi culturali che siano non solo contenitori di conoscenza, ma anche luoghi di cura e trasformazione per i visitatori.

L’evento è stato introdotto da Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa San Paolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia, da Rosanna Purchia, Assessore alla Cultura della Città di Torino e da Michela Lageard, Consigliera della Fondazione che, ribadendo il valore della professione, ha focalizzato il suo intervento sul concetto di “architettura come sostanza di cose sperate”. La sostanza necessita di una competenza e di un’opinione condivisa tra i diversi attori che partecipano alla progettazione di un luogo di cultura, la speranza è invece una proiezione della progettualità creativa. “Gli architetti si rivelano dunque interpreti e narratori della società contemporanea e conservano nel loro agire un perfetto equilibrio tra tecnica, passione e valore civile.”

Il panel è stato arricchito dalla presenza degli architetti Ico Migliore e Mara Servetto, cofondatori dello studio Migliore+Servetto, nonché autori del libro “Museum Seed”. In dialogo con loro, sono intervenuti Andrea Gaggioli, psicologo ed esperto di User Experience, e Eleonora Gerbotto, direttrice della Fondazione per l’Architettura Torino.

Attraverso gli interventi di Ico Migliore e Mara Servetto è emerso con chiarezza come i musei non siano più semplici contenitori di opere d’arte, ma spazi capaci di offrire esperienze trasformative e rigenerative. In particolare, i luoghi di cultura sono sempre più riconosciuti come ambienti in grado di influire positivamente sul benessere degli individui. Questa consapevolezza nasce dalla crescente attenzione a come l’ambiente costruito, non solo in termini estetici e funzionali, ma anche psicologici, possa avere un impatto profondo sulle emozioni e sugli stati d’animo delle persone. Durante la pandemia, ad esempio, quando l’isolamento ha reso difficile il contatto fisico, questi luoghi hanno assunto un ruolo rilevante, diventando centri di aggregazione e supporto per la comunità. Hanno offerto non solo un punto di riferimento culturale, ma anche un’opportunità di rinascita collettiva, rivelando la loro capacità di generare connessioni emotive e di fungere da luoghi di rigenerazione.

Come l’architettura può stimolare un’esperienza di benessere che va oltre la mera estetica? A questa domanda ha risposto il dottor Gaggioli, esplicitando così il ruolo che la psicologia può avere nell’ambito della progettazione degli spazi culturali. “I musei possono creare esperienze trasformative, che non solo favoriscono l’apprendimento, ma promuovono anche la crescita psicologica e il benessere emotivo.” In quest’ottica, l’architettura diventa uno strumento che stimola una connessione profonda tra l’utente e l’ambiente progettato.

Secondo il design emotivo (approccio sviluppato dallo psicologo e ingegnere Don Norman nel suo libro “Emotional design”, 2004) ogni esperienza di interazione con uno spazio può essere analizzata su tre livelli: viscerale, comportamentale e riflessiva. L’architettura è in grado di stimolare questi tre livelli dando vita a un’esperienza completa, che non solo soddisfi bisogni pratici, ma che induca emozioni potenti, come la meraviglia, il sublime e la felicità. La psicologia positiva, formalizzata a partire dal 2000 da Martin Seligman, si concentra sullo studio della felicità come un aspetto fondamentale del benessere. La felicità non è misurabile in numeri, ma attraverso qualità esperienziali che si possono comprendere solo tramite categorie più sfumate. Prima di tutto, dobbiamo chiederci cosa sia un’esperienza. Le esperienze iniziano con le percezioni, ma si arricchiscono di altri ingredienti, come le emozioni. Un altro aspetto importante è la dimensione cognitiva: ciò che impariamo e le conoscenze che acquisiamo durante l’esperienza. Inoltre, non possiamo trascurare la dimensione sociale, che gioca un ruolo fondamentale nel plasmare le emozioni. Per comprendere appieno un’esperienza, è necessario adottare una visione olistica, che consideri tutte queste dimensioni.

L’architettura può fare la sua parte e rispondere ai bisogni più profondi della società, promuovendo l’equilibrio psicologico e facilitando il benessere collettivo. Su questo punto, Eleonora Gerbotto è intervenuta per sottolineare l’impegno della Fondazione per l’architettura / Torino nella divulgazione di questi temi, raccontandoci progetti come Cultura di Base e Building Happiness, entrambi fortemente centrati sul concetto di cura ed emozione. “L’architettura dei luoghi di cultura non si limita a soddisfare necessità estetiche o funzionali, ma deve anche rispondere a un bisogno più profondo: quello di promuovere il benessere psicologico, la cura e la trasformazione emotiva dei visitatori. La Fondazione per l’architettura / Torino invita gli architetti a considerare la progettazione come un’opportunità per generare esperienze che vadano oltre la conoscenza, ma che abbiano il potere di modificare la percezione del mondo. I luoghi di cultura, in questa nuova concezione, diventano spazi di cura, ispirazione e rigenerazione, capaci di risvegliare emozioni, connettere le persone in modo profondo e duraturo e farci sentire felici.”

Foto: Courtesy of Migliore+Servetto.