Chronique d’un été, documentario che rivela l’immaginario della città di Parigi, ci mostra lo stupore dei passanti catturato di fronte a una semplice domanda: siete felici? È partita da questo la riflessione di Ilaria Gaspari, nostra ospite il 21 novembre per l’ultimo Book Lab al Circolo dei Lettori. Scopri come è andata!
Nel 1960 Edgar Morin, sociologo, e Jean Rouch, antropologo, filmano Chronique d’un été, manifesto del cinéma-verité e documentario che rivela l’immaginario, l’essenza della città di Parigi. Allo stesso tempo, ci mostra lo stupore dei passanti catturato di fronte a una semplice domanda: siete felici?
È partita da questo documentario la riflessione di Ilaria Gaspari, nostra ospite giovedì 21 novembre per l’ultimo Book Lab al Circolo dei Lettori. La domanda, antica e a primo impatto banale, ci obbliga a riflettere sul modo in cui stiamo dentro la città, mentre passeggiamo per le sue strade.
Abbiamo spesso una visione angosciosa, veloce e competitiva della felicità; possiamo contrastarla cercando di trovare un equilibrio del vivere e riappropriandoci del nostro tempo e spazio, provando a essere più presenti in ciò che facciamo, nelle strade in cui camminiamo.
Questa idea può temperare l’aspirazione frenetica alla felicità, sensazione che a volte ci fa superare i limiti della nostra esistenza ma che è anche un controcanto, un basso continuo che coltiva un modo di vivere più fedele a noi stessi. Spesso non ci rendiamo conto che non riusciamo a vedere la città come un luogo in cui il nostro pensiero ha il suo spazio. Ci siamo quindi chiestɜ: le strade vengono viste come luoghi di transito, ma devono essere soltanto questo?
Potrebbe essere questo il punto di partenza per un cambiamento significativo nel modo di intendere lo spazio. Un esempio è la teoria della deriva psico-geografica, punto d’incontro tra la geografia, le strutture della città e la nostra personale psicologia. È la tecnica inventata dal filosofo Guy Debord come modalità di esplorazione degli spazi urbani con l’obiettivo di reinventarli.
Vivere dentro la psico-geografia della realtà architettonica sembra una condizione ovvia, ma ci offre degli spunti per riscoprire i luoghi della nostra routine e conoscere diversamente ciò che ci circonda. Questo esercizio permette di scoprire dei ritagli della città attraverso una prospettiva di stupore.
Ecco come ci ha salutatɜ Ilaria Gaspari, leggendo un estratto di Guy Debord su come mettere in pratica una deriva psico-geografica:
“Andate in giro a piedi senza meta od orario. Scegliete man mano il percorso non in base a ciò che sapete, ma in base a ciò che vedete intorno. Dovete essere straniati e guardare ogni cosa come se fosse la prima volta. Un modo per agevolarlo è camminare con passo cadenzato e sguardo leggermente inclinato verso l’alto, in modo da portare al centro del campo visivo l’architettura e lasciare il piano stradale al margine inferiore della vista”.
Foto di Jana Sebestova.
Building Happiness è un progetto promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino reso possibile anche grazie a:
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