Come interpretare la felicità

Obiettivo della Photo Exhibition è stato andare alla ricerca di spazi capaci di trasmettere felicità per creare un atlante collettivo di luoghi felici e abitarli in maniera più consapevole. Ecco come lɜ vincitorɜ hanno affrontato il tema dell’esplorazione della felicità attraverso la fotografia.

Il 1° ottobre presso Ultraspazio abbiamo inaugurato la Building Happiness Photo Exhibition, nata dal concorso fotografico lanciato lo scorso giugno: abbiamo ricevuto in totale 54 candidature, di cui 41 scattate da Fotografɜ non professionistɜ e 13 da Fotografɜ professionistɜ.

Ricordiamo che la Photo Exhibition è visitabile fino al 7 novembre presso Ultraspazio dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00. La prenotazione è consigliata alle email: eventi@fondazioneperlarchitettura.it e ultraspazio@ultraspazio.com

La mostra è stata creata, in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, con l’obiettivo di andare alla ricerca di spazi capaci di trasmettere felicità per creare un atlante collettivo di luoghi felici e abitarli in maniera più consapevole.

La commissione giudicatrice, composta da Giangavino Pazzola, Walter Nicolino e Barbara Corsico, ha selezionato 13 opere fotografiche che sono ora esposte da Ultraspazio. Tra queste, un’opera fotografica ha vinto per la Sezione Fotografɜ non professionistɜ, due fotografie sono state scelte ex aequo per la Sezione Fotografɜ professionistɜ e, infine, sono state individuate due menzioni speciali.

Ecco come lɜ vincitorɜ hanno interpretato il tema dell’esplorazione della felicità attraverso la fotografia.

Miriana Leo, Social Place (Vincitrice Fotografɜ non professionistɜ) | Vedi la fotografia

Lo spazio diviene luogo libero dove le persone invariabilmente finiscono, si incontrano, dove si trova l’azione e l’avventura, dove si esprime un senso di collettività. Nella fotografia la base di uno dei sei pilastri del Metropol Parasol di J. Mayer H. nella città di Siviglia. Questo nuovo paesaggio urbano accoglie diverse funzioni cittadine: commercio, ozio e spazio pubblico, divenendo uno spazio socialmente denso. Protagoniste nella foto sono le forme organiche dell’intero manufatto, le quali invitano al movimento, accolgono, aumentano le possibilità di incontro e hanno un effetto catalizzatore sul vedere e sull’essere visti, contribuendo così a esprimere ciò che unisce le persone. Lo spazio non viene percepito come limite, ma come luogo libero dove le persone invariabilmente finiscono, si incontrano, dove si trova l’azione e l’avventura, dove si esprime un senso di collettività. La felicità è da ricercare proprio in questa sorta di rete di spazi sociali ibridi e interconnessi, dove si ha l’opportunità di ispezionare, valutare, tenere d’occhio e urtarsi l’un l’altro, creando quindi contatto senza uno schema stabilito; dove si fa esperienza del costruito con la percezione, emozione e identificazione.

Allegra Martin, Nel parcheggio sotterraneo a Forlì (Vincitrice ex aequo Fotografɜ professionistɜ) | Vedi la fotografia

L’architettura, il design e l’urbanistica e più in generale la capacità dell’uomo di modificare e plasmare lo spazio per renderlo abitabile, condiziona il nostro modo di vivere e suscita sensazioni, modifica l’umore, fornisce stimoli o rende l’esperienza di abitare il mondo piacevole o meno. Ma non è solo una questione di buone pratiche,  c’è qualcosa che sfugge alla ragione: talvolta accostamenti azzardati, luoghi marginali e dimenticati, cruccio di alcuni, diventano teatri di felicità di altri, a ricordarci come la vera felicità è frutto dell’adattamento, della fantasia e dello spirito di sopravvivenza. Ho incontrato un gruppo di ragazzi che dopo la scuola si dava appuntamento nel parcheggio coperto progettato da Maurizio Sacripanti a Forlì: progetto poco amato dagli abitanti, è diventato così il luogo preferito di un gruppo di ragazzi che lo trovano “luogo ricco e interessante, divertente”. La felicità sta di casa nella mente di colui è capace di abitare e trasformare lo spazio con la fantasia.

Beppe Giardino, Senza Titolo (Vincitore ex aequo Fotografɜ professionistɜ) | Vedi la fotografia

Una giovane coppia appena entrata nella casa della sua prima convivenza. È lì da pochi giorni, la casa è nuova, ancora da abitare. La giovane donna di cui non si vede il volto è colta in un momento privato. Sembra prepararsi per qualcosa che l’immagine non mostra, sospesa al di sopra della sala da pranzo illuminata, come in attesa. La casa da abitare è lo spazio dell’inizio di un nuovo periodo della vita, uno spazio quasi vuoto e quindi pieno di potenzialità e promesse di futuro: di una vita calda, accogliente, domestica ma anche, ancora, intima e sensuale. Non c’è felicità più grande della felicità promessa.

Valeria Ferro, Il campo di bocce nel cuore di Ballarò (Menzione speciale) | Vedi la fotografia

La foto ritrae un gruppo di ragazzi che gioca a calcio nel cuore dello storico mercato di Ballarò, a Palermo. Sullo sfondo il murales, realizzato da Igor Scalisi Palminteri, dedicato a San Benedetto il Moro, il “Santo nero” di Palermo. L’opera di street art si inserisce in un progetto di riqualificazione urbana. Nel corso degli anni gli spazi che un tempo appartenevano alla malavita sono stati riconquistati e messi a servizio dei bisogni della collettività. Là dove prima proliferavano piazze di spaccio ora giocano lieti bambini di ogni etnia. Le grida delle violenze criminali sono state sostituite dalle risate; le macerie dei palazzi abbandonati trasformati in opere d’arte. L’architettura può, quindi, influenzare la nostra felicità, ripensando gli spazi per le esigenze di tutti, costituendo un’alternativa rispetto al degrado e all’illegalità. La felicità è di casa a Ballarò, in quella scena di gioco e di libertà, di eguaglianza e di rispetto, di lotta e di coraggio.

Martina Tomaiuolo, Eclisse Twist (Menzione speciale) | Vedi la fotografia

“Passavano le vecchie dei casolari vestite di seta cangiante, marrone o verde bottiglia o nera, che noi vedevamo invece sempre infagottate e discinte, con le gambe nodose di varici e i piedi deformi, levati a volte su una pietra a riposare. Passavano vestite dalla testa ai piedi, lucenti e rigide come antichissime statue, depositarie di sapienza, tutrici della terra, dei parti, dell’allevamento dei figli, della cura dei malati e dei pazzi, e custodi delle basilari regole di civile e religiosa convivenza.” Fabrizia Ramondino, Althenopis

La pelle è il nostro schermo digitale. Un tessuto è un palazzo. Un Paesaggio è chi lo occupa. La rete genera l’ambiente. Un corpo antico è un canto futuro. Chi esprime il sentimento della restanza, chi della fuga. Figlie e figli della stessa Terra riconoscono un corpo antico. Una dorsale lucente, fuori dal tempo – scandalosa. È di nuovo l’alba.

Building Happiness è un progetto promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino reso possibile anche grazie a:
Contributor: Fondazione Compagnia di San PaoloCamera di Commercio di Torino
Sponsor Gold: DierreFresia AlluminioIdrocentro
Sponsor Silver: Ceramica MediterraneaSikkensTraiano Luce