Lo scorso sabato abbiamo riflettuto sulla relazione tra spazio e felicità attraverso uno sguardo caleidoscopico reso possibile grazie ai background eterogenei delle nostre relatrici e dei nostri relatori, con un occhio di riguardo alle percezioni dei giovani. Ecco come è andata.
In un rifugio chiaro, aperto e luminoso, come una finestra.
Nei treni, tra le pagine impolverate dei diari, nei cerchi attorno al fuoco.
In uno spazio che ci rappresenta, indipendentemente dai suoi metri quadri.
Nel fresco del bosco e nella connessione con l’ambiente che ci circonda.
Nella partecipazione, come cantava Gaber.
Nella porta che scegliamo di aprire.
Negli spazi che il nostro gatto sceglie di occupare.
Negli spazi safer e negli spazi in cui possiamo immaginare futuri alternativi.
Nell’archetipo della casa.
Dove ci sente al sicuro.
Nell’armonia e nell’equilibrio tra tutte le parti.
Sono solo alcune delle risposte alla domanda “Dove sta di casa la felicità”, a cui i 20 ospiti hanno dato voce dal palco dei Murazzi durante le 6 ore della Marathon dello scorso sabato 23 marzo.
Parole ascoltate e condivise da centinaia di persone che da pomeriggio a sera si sono alternate tra la platea, il dehors del Capodoglio: architetti, ma anche e soprattutto giovani e curiosi.
Complici i background dei nostri ospiti, dalle bio tutte eterogenee e al tempo stesso integrabili tra loro, in grado di restituirci uno sguardo completo su come percepiamo – e dovremmo percepire – uno spazio capace di farci stare bene.
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Building Happiness è un progetto promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino reso possibile anche grazie a:
Sponsor Gold: Dierre, Fresia Alluminio, Idrocentro
Sponsor Silver: Ceramica Mediterranea, Sikkens, Traiano Luce
Fotografie di Jana Sebestova