Delicate, in armonia e a misura d’uomo. Si possono descrivere così le opere di Kengo Kuma, l’architetto giapponese che all’eccentricità delle forme predilige la ricerca di materiali capaci di porre l’architettura in relazione con l’ambiente culturale e ambientale.
Proprio come nel Cidori, il tradizionale rompicapo a incastro giapponese, Kengo Kuma riesce a mettere insieme materiali tradizionali e tecnologie innovative, natura e architettura, modestia ed eccellenza, aggiudicandosi il titolo di uno tra gli architetti più influenti del Sol Levante. Classe ‘54, Kuma è una di quelle persone che hanno sempre avuto le idee chiare su cosa fare da grade; l’innamoramento per l’architettura arriva già in giovane età, nel momento in cui si imbatte nel Yoyogi National Gymnasium, capolavoro realizzato da Kenzō Tange per le Olimpiadi di Tokyo del 1964. Da qui, la decisione di studiare Architettura all’Università di Tokyo – dove attualmente insegna –, con professori del calibro di Hiroshi Hara e Yoshichika Uchida. Dopo altri due anni come visiting scholar alla Columbia University di New York, nel 1990 Kuma apre il suo studio a Tokyo: Spatial Design studio, poi ribattezzato Kengo Kuma & Associates con base anche a Parigi dal 2008.
A 30 anni dall’inaugurazione, lo studio colleziona opere in oltre venti Paesi e riconoscimenti da tutto il mondo; tra questi, l’Architectural Institute of Japan Award, il finlandese Spirit of Nature Wood Architecture Award e l’italiano International Award Architecture in Stone.
L’obiettivo di Kengo Kuma è dare vita a un’architettura in armonia il contesto culturale e ambientale, delineando un nuovo approccio architettonico da incastonare nella società postindustriale. Per farlo, Kuma dimentica le forme eccentriche tipiche del XX secolo e si focalizza invece sulla ricerca di nuovi materiali capaci di relazionarsi con l’ambiente. Da anni, infatti, l’architetto è in guerra con quello che definisce il metodo del calcestruzzo “cercando un’alternativa all’uso di questo materiale che governa il mondo”. Considerando l’architettura come un elemento in divenire, nella sua sperimentazione Kuma predilige materiali naturali come il legno, la pietra e il bambù, ma anche ceramica e vinile: “Per quanto riguarda la mia architettura non ho l’esigenza di fare l’opera unica. Lavoro, piuttosto, pensando al fatto che questa possa sparire; anche se non arrivo a cancellare completamente l’architettura, ritengo che un atteggiamento che rispetti la morbidezza, l’uomo, l’ambiente e la natura, abbia comunque esiti differenti”.
Fondamentali anche le connessioni con la tradizione giapponese – da affiancare a un continuo confronto con altri approcci progettuali – e la dimensione a misura d’uomo delle sue opere: “Quando si riesce ad instaurare rapporti autentici con le persone, allora si può dire di aver fatto un buon lavoro. L’architettura è per la gente, non per gli artisti”.
Parole che trovano riscontro in molti dei suoi progetti. Ecco qualche esempio:
- La Great (Bamboo) Wall House, House sorge nella campagna pechinese sotto la Grande Muraglia. Realizzata in bambù e con altri materiali rigorosamente naturali come carta di riso, ardesia e vetro, l’abitazione è completamente rivestita dalle canne, all’esterno come all’interno, in linea con la tradizione orientale. In particolare, il bambù è posto verticalmente in un continuum con l’ambiente circostante e nel rispetto delle condizioni imposte dalla natura. Sintesi perfetta tra paesaggio e architettura e tra natura e artificio, con le sue canne di bambù a distanza variabile l’una dall’altra la Great Wall House vuole simboleggiare l’apertura allo scambio interculturale, in pieno contrasto con la Grande Muraglia realizzata in pietra per dividere i popoli. Vai alla pagina del progetto Great (Bamboo) Wall House sul sito dello studio di Kengo Kuma.
- Il tema del confine (e della sua assenza) è presente anche nel progetto per il Museo del FRAC di Marsiglia, ispirato all’immaginario museo senza muri dello scrittore francese André Malraux. Qua, l’odiato calcestruzzo è soppiantato dal vetro che riveste la facciata dell’intero edificio e che grazie alla sua semitrasparenza sembra unire i due grandi volumi che costituiscono il Museo. Per adattarsi alla geometria del lotto su cui sorge, infatti, l’architettura è stata strutturata su due volumi distinti; uno destinato allo spazio espositivo e al centro di documentazione, l’altro costituito da una torre in cui trovano posto auditorium, aule per laboratori didattici, caffetteria e terrazza panoramica sulla città. Vai alla pagina del Museo del FRAC di Marsiglia sul sito dello studio di Kengo Kuma.
- Tra le opere in fase di progettazione a firma dello studio Kengo Kuma and Associates, ce n’è una in serbo per Milano. Si tratta di Terrazze Verdi, un’innovativa soluzione dal particolare valore architettonico e compositivo che valorizza lo spazio pubblico in rapporto con le attività private e commerciali, creando un sistema dinamico di spazi che favorisce la piena fruizione dell’area da parte del quartiere, realizzando una chiara gerarchia di spazi pur nell’unità qualitativa del progetto. Il complesso ad uso uffici svilupperà come un ventaglio di piani sovrapposti degradanti verso il parco Lambro. Il nome rende bene l’idea della vocazione green del progetto, confermata anche dall’approccio responsabile alla realizzazione edilizia (struttura prevalentemente in legno, terrazze e corti verdi) e dalla percezione dell’importanza che il “sistema verde” può avere come elemento di ricucitura dell’area di progetto con il quartiere e l’adiacente parco Lambro, presenza importantissima ma poco valorizzata ad oggi. Una sorta di “Green Promenade”, tra la stazione della metropolitana ed il parco, con il progetto che agisce da punto focale tra questi due elementi di grande importanza per la città. Per meglio descrivere la filosofia del progetto, lasciamo la parola a Yuki Ikeguchi, Partner in charge of the project dello studio Kengo Kuma and Associates: “Architettura del paesaggio – Base verde, Velo Verde, Tasche Verdi – Lo scopo principale del progetto è quello di generare un’architettura completamente integrata tra spazi costruiti ed un paesaggio organico, naturale e verde. Esistono diverse strategie per ottenere questa integrazione ideale. Una è la Base Verde, per sviluppare la massima superficie verde possibile al piano terra. La seconda è posare un Velo Verde a cascata dai tetti alle terrazze; e l’ultima è quella di inserire Tasche Verdi negli spazi pubblici e privati interni. La Piazza Pubblica con il suo verde non solo valorizzerà gli uffici e gli spazi commerciali privati, ma migliorerà significativamente la vita quotidiana dei residenti e degli spazi ad uso pubblico della comunità. L’atmosfera del paesaggio sarà rigogliosa ed organica, con diversi tipi di alberi sempreverdi e decidui, fiori, arbusti e cespugli. Tutti potranno godere della diversa densità, colori e profumi della natura che cambierà di stagione in stagione“.
5 modi per approfondire i 1000 materiali di Kengo Kuma
- Secondo Kuma, l’eccessiva “oggettificazione” che contraddistingue l’architettura occidentale impedisce di stabilire una relazione sana con il mondo esterno; la sua controproposta? Generare una forma alternativa di architettura, desiderabile e possibile. Ne parla nel suo libro “L’anti oggetto. Dissolvere e disintegrare l’architettura”.
- Se ti capita di passeggiare per Tokyo, non dimenticare di scaricare la guida in .pdf per un tour tra le 43 architetture di Kengu Kuma realizzate nella capitale nipponica: KKAA’s architecture map in Tokyo.
- Si chiama The Floating Kitchen l’installazione realizzata dall’architetto giapponese per la scorsa Biennale che intreccia tradizione, relazione umana e riscoperta dei materiali. Se te la sei persa, ecco l’intervista dedicata al progetto.
- Se la voglia di vacanza inizia a farsi sentire, guarda il video dedicato al V&A Dundee Museum, il museo scozzese dedicato al design che ricorda una scogliera sul mare.
- Kengo Kuma è uno dei protagonisti di L’architettura è connessa, una delle due nostre serie a episodi realizzate per l’edizione digitale del Fuorisalone 2020; guarda la sua video-intervista “Kengo Kuma. Ricostruire il rapporto con la natura” su Fuorisalone TV.