Ogni proposta di architettura che stimoli l’immaginazione dei prossimi scenari è un “seme del futuro”; è il mantra dell’architetto giapponese Sou Fujimoto, autore di progetti sperimentali basati sulle forme più ancestrali della natura: alberi, nidi e grotte.
“Se ciò che chiamiamo futuro è definito come una serie di manifestazioni di possibilità, direi che le piccole proposte architettoniche che le stimolano sono semi del futuro”; a parlare è Sou Fujimoto, architetto giapponese classe ’71 definito tra gli architetti e i designer più sperimentali del nostro secolo.
Laureatosi nel 1994 presso l’Università di Tokyo dove tuttora insegna, nel 2000 apre il suo studio Sou Fujimoto Architects con base a Tokyo e Parigi. Senza mai rinunciare all’insegnamento, da allora realizza opere in tutto il mondo: Stati Uniti, Cina, Francia, Spagna, Grecia, Cile, senza contare nel numerose realizzazioni nel Sol Levante.
Non è un caso se per definire le opere di architettura virtuosa abbia scelto il termine “semi del futuro”; a guardare i suoi lavori, infatti, per Fujimoto il legame tra architettura e natura sembra quasi indissolubile. Le sue creazioni non solo si ispirano alla natura, ma vogliono superare l’antitesi tra natura e artificio umano. Una spiccata sensibilità sviluppata anche grazie a due contesti tra loro opposti in cui l’architetto è cresciuto: da una parte Hokkaido, la più settentrionale e meno urbanizzata delle isole nipponiche dove laghi, foreste e vulcani (oltre 60) tessono un equilibrio unico; dall’altra, un ambiente estremamente urbanizzato vissuto durante gli anni dell’università: Tokyo.
Elementi ancestrali come foreste, grotte e nidi diventano quindi per l’architetto punti di partenza dei suoi progetti sperimentali in cui il rapporto tra spazio architettonico ed essere umano resta sempre centrale. Una filosofia della progettazione definita futuro primitivo, i cui risultati a volte sembrano così astratti da chiedersi se si tratti di architettura o arte. Un caso semplice quanto esemplificativo è il padiglione per la Serpentine Gallery realizzato all’Hyde Park di Londra nel 2013, nonché l’opera che Fujimoto ama di più. Chiamata anche The Cloud, sembra un grande nido realizzato in Excel le cui celle sono delimitate da un bordo d’acciaio di appena 2 centimetri di diametro; una struttura flessibile, leggera e trasparente che protegge i suoi fruitori, consentendo al tempo stesso di diventare parte integrante del paesaggio. Arte o architettura? Per Fujimoto sembra non ci siano dubbi: “La struttura metallica astratta e leggera è stata pensata per essere vissuta, non osservata: è al servizio dello spazio pubblico e dei suoi visitatori, affinché si trovino bene nel parco”.
Ecco qualche esempio di realizzazione preso a prestito dalle architetture non temporanee di Fujimoto. In ordine, un albero, un alveare e una grotta.
- Tra i progetti più recenti l’Arbre Blanc Residential Tower, aggiudicato attraverso il concorso di architettura Le Folie architecturale de Richter bandito per la realizzazione di un’architettura audace in grado di innovare lo skyline della città di Montpellier, in Francia. Il nome non trae in inganno: l’opera, realizzata con i francesi Manal Rachdi e Nicolas Laisné, sembra davvero un gigantesco albero che troneggia sugli altri edifici della città. La struttura bianca a uso misto si sviluppa su 17 livelli: il piano terra ospita una galleria d’arte vetrata con aperture sulla strada mentre sul tetto si trova un public bar e un’area comune riservata ai residenti, pensata per permettere anche agli inquilini dei piani più bassi di godere della vista panoramica. Interessante la relazione tra interno ed esterno: i balconi pergolati sono stati pensati come rami dell’albero e possono diventare delle vere e proprie stanze abitabili en plein air, diventando dei nidi con una lunghezza dello sbalzo da record di 7,5 metri. La realizzazione dell’opera prevede anche una serie di migliorie urbanistiche tra cui l’ampliamento di un parco lungo il vicino fiume e l’ottimizzazione della viabilità.
- Tra gli spazi pubblici realizzati dall’architetto, non si può non citare la Biblioteca per la Musashino Art University di Tokyo. Anche qui torna il tema della griglia astratta e infinita già vista in The Cloud: gli scaffali infatti prendono il posto delle pareti e sembrano ripetersi con regolarità all’infinito, quasi come se fosse un alveare; la planimetria segue un disegno a spirale, simbolo della potenziale espansione infinita della collezione della biblioteca così come della conoscenza dell’uomo; un riferimento al progetto del “Musée à croissance illimitée” di Le Corbusier del 1939.
Dall’interno, è impossibile cogliere i 6.500 metri quadrati di superficie nella loro interezza; lo spazio infatti è ramificato e ogni fruitore può scegliere in quale ambiente immergersi. “Volevo che questo edificio fosse complesso quanto una piccola città – racconta Fujimoto – un luogo in cui perdersi girovagando liberamente alla ricerca di nuovi spunti e idee”. - Realizzata nella città giapponese di Oita per la coppia di committenti e il loro cane, House N è stata progettata come una matriosca a tre strati: più ci si avvicina al centro della casa e più ci si sente protetti, dando l’impressione a chi vi entra di immergersi sempre più verso il fondo di una grotta. Rigorosamente bianca come molte delle architetture di Fujimoto, la casa è costituita da un primo guscio dalle grandi aperture che copre tutta la proprietà, giardino compreso; il secondo guscio ingloba solo la parte coperta della casa mentre l’ultimo corrisponde al cuore più intimo dell’abitazione. “Ho immaginato – spiega l’architetto – che la città e la casa non fossero differenti nell’essenza, ma che fossero semplicemente differenti approcci al continuum di un singolo soggetto, o differenti espressioni di una stessa cosa – un movimento ondulatorio di uno spazio primordiale abitato dagli uomini”. Una curiosità: nel rispetto della visione del Giappone, non è la zona notte a essere collocata nello strato più nascosto dell’abitazione (come avrebbe fatto un occidentale); la camera da letto infatti si trova al livello intermedio.
5 modi per approfondire i 1000 frutti di Fujumoto
- Per approfondire meglio la relazione tra natura e architettura secondo Fujimoto, qui trovi il suo talk nella cornice del ReSite di Praga.
- Se non sei tra i fortunati che nel 2013 hanno potuto passeggiare nell’Hyde Park, ecco un assaggio di cosa ti sei perso.
- House N è stata costruita nel 2008. E adesso? Per scoprire come la vita degli inquilini abbia connotato gli spazi della casa, l’architetto e filmaker francese Vincent Hecht ha bussato alla sua porta per realizzare questo video.
- Preferisci il progetto per la biblioteca Musashino Art University o quello per House N? Per confonderti le idee, la House Na: una casa sperimentale trasparente che per eliminare l’elemento delle scale è stata progettata come una libreria gigante, in cui gli scaffali diventano piani e gli abitanti i loro libri; vai al progetto.
- Per sfogliare le opere di Fujimoto, infine, ecco la monografia di Naomi Pollock tra descrizioni e 300 illustrazioni.