Quanto influisce il contesto nella definizione di un progetto? Non poco per noa*, lo studio tra Bolzano e Berlino che progetta mettendo al primo posto il dialogo con l’ambiente e il committente. In che modo? Partendo da un file Excel.
Realizzare un’architettura senza tener conto dell’ambiente circostante? Non se ne parla neanche, anzi, a volte è proprio il contesto stesso che suggerisce all’architetto l’input creativo su cui imbastire l’intero progetto.
È ciò che accade anche tra le mura di noa* network of architecture, giovane studio di architettura con doppia base a Bolzano e Berlino, da sempre abituato a lavorare ad alta quota prediligendo le strutture ricettive. La storia di noa*, che ad oggi conta su un team di 21 giovani architetti e designer, inizia nel 2010 su iniziativa dei fondatori Lukas Rungger (Brunico, 1977) e Stefan Rier (Siusi allo Sciliar, 1979). Dopo una formazione tra Graz, Verona e Ferrara ed esperienze tra Italia, Austria, Germania, UK e Stati Uniti, i due hanno deciso di mettersi in proprio poco più che trentenni e – complice l’esperienza internazionale, la padronanza di un’ampia commistione di approcci progettuali e un terreno architettonicamente fertile come quello del Trentino Alto Adige -, non ci hanno messo molto a farsi apprezzare conquistando sin da subito i podi dei concorsi e i primi committenti.
Per quanto riguarda la mission, il sito di noa* non lascia dubbi: “creare architetture che espandano e rendano più intensa la percezione degli spazi. Luoghi capaci di dare benessere ed emozioni nuove a chi li frequenta” e infatti il duo, più che costruire edifici dimostra di voler costruire storie.
Il loro approccio può essere definito olistico, “dove il valore del tutto vale più della somma dei singoli elementi”, un concetto che si riflette anche nel loro modo di lavorare in team e nel nome stesso del loro studio: “nel cercare un nome allo studio, pensavamo fosse assurdo chiamarlo con le nostre iniziali; ogni progetto è il frutto della collaborazione di molte persone, da qui il nome di noa* network of architecture”.
Prima di impugnare la matita Rungger e Rier non possono fare a meno di dedicare il dovuto spazio all’approfondimento di due dialoghi essenziali: quello con il contesto e quello con il committente; il primissimo elaborato che producono per un progetto, infatti, non è uno schizzo bensì un file excel in cui incolonnano necessità e funzioni da soddisfare e che, talvolta, vengono indagate anche con l’ausilio di uno psicologo. Per capire se si tratta di una strategia vincente, lasciamo la parola a tre dei loro progetti più rappresentativi.
- Realizzato nel 2017, il progetto per l’Hotel diffuso ad alta quota propone un ampliamento del Rifugio Zallinger all’Alpe di Siusi attraverso la trasformazione di 7 vecchi fienili del XIX secolo in mini chalet, all’insegna di un turismo responsabile e senza alterare l’equilibrio ambientale e paesaggistico di questo luogo a 2200 metri di altezza. Il progetto tiene particolarmente conto non solo del contesto, ma anche dei suoi 160 anni di storia, reinterpretando in chiave contemporanea lo spirito di ciò che fu un piccolo insediamento rurale, sia attraverso la scelta dei materiali che nella scelta delle linee. La sfida, quindi, è consistita nel creare nuovi spazi senza alterare i volumi preesistenti, rispondendo alle nuove esigenze del luogo e alla valorizzazione del suo passato. Un progetto per la cui realizzazione si sono affrontate non poche difficoltà: il rifugio infatti si trova in un parco naturale, dettaglio che è costato due anni e mezzo di iter burocratici prima di arrivare all’approvazione, senza contare il fatto che essere a oltre 2000 metri significa lavorare tra la neve per tutto l’anno. Leggi i dettagli del Rifugio Zallinger sul sito di noa*.
- Anche la storia dell’Hotel Tofana inizia molto prima dell’intervento di noa*. Questo hotel altoatesino a conduzione familiare nasce negli anni ‘30 a San Cassiano, in Val Badia (BZ), restando immutato fino a quando i gestori, oramai arrivati alla terza generazione, decidono di rinnovare completamente i suoi spazi. Nel 2016 il compito di demolire e ricostruire l’intero complesso in appena 8 mesi va allo studio noa*, al quale arriva anche una particolare richiesta: trasferire nella nuova architettura la stessa visione dinamica ed energizzante della vita che hanno i suoi committenti, inguaribili appassionati di sport alpino. Il risultato? Una costruzione ispirata alle linee delle Dolomiti le cui irregolarità e asimmetrie richiamano immediatamente le linee di una formazione rocciosa. L’edificio infatti è stato concepito come una scalata di una montagna: le terrazze sembrano letteralmente arrampicarsi lungo le facciate dell’hotel, alludendo al percorso per raggiungere la vetta. A dispetto del carattere più introverso della montagna, si è scelto di favorire il più possibile l’apertura degli spazi del nuovo hotel verso l’esterno. Il risultato è un’architettura dove il confine tra edificio e paesaggio sembra sempre più assottigliato. Leggi i dettagli dell’Hotel Tofana sul sito di noa*.
- Un altro recente quanto scenografico intervento dello studio noa* interessa l’Hotel Hubertus di Valdaora, ai piedi del comprensorio sciistico Plan de Corones in Val Pusteria, a 1350 di altezza. L’intervento consiste nella riqualificazione della facciata e nella realizzazione di una piscina “senza precedenti”. Un compito non scontato che consiste nel mettere in dialogo nuove realizzazioni con strutture preesistenti, senza mai perdere di vista il contesto paesaggistico. La risposta di noa* consiste in una revisione della facciata attraverso una sequenza alternata di tronchi di larice, che sembrano quasi fare da ponte tra vecchio e nuovo. Il fiore all’occhiello dell’intervento è rappresentato dalla piscina da 25 metri a sbalzo. La vasca è in parte sospesa nel vuoto per un’altezza di 17 metri e, grazie alla trasparenza di una parete frontale e di una parte del fondo in vetro, regala al fruitore la sensazione di potersi letteralmente immergere nel paesaggio, galleggiando a 17 metri di altezza. Leggi i dettagli del progetto Hubertus Pool sul sito di noa*.
5 modi per approfondire i mille luoghi di noa*
- Non è necessario soggiornare all’hotel diffuso di Zallinger per farsi un’idea del progetto di noa*: guarda il video dedicato alla presentazione del progetto.
- In occasione del ritiro del primo premio XI edizione di Grand Prix, l’architetto Michele Pascucci del team noa* descrive il progetto Hubertus Pool. Guarda il video.
- Ancora su carta ma non per questo meno interessante, un progetto che sfida lo studio noa* nel disegnare un albergo riservato a persone separate e che vivono una situazione di isolamento. Una richiesta per nulla comune, per la quale gli architetti hanno coinvolto uno psicologo nel team. Leggi l’articolo.
- Restando in Alto Adige ma passando a un altro giovane studio estremamente attento al contesto, MoDus Architects, segnaliamo il progetto TreeHugger: un ufficio informazioni che sembra abbracciare un grande platano, quasi a indicare il reciproco legame tra arte e architettura. Leggi l’articolo.
- Per continuare ad approfondire le architetture ad alta quota anche sulla carta, segnaliamo infine il volume Rifugi e Bivacchi edito Hoepli. Vai alla scheda del libro.