Dalla casa al co-housing, dall’ufficio al co-working, dal focolare ai robot. In che direzione sta andando il disegno degli spazi che viviamo? Ci rispondono Walter Nicolino e Luca Morena, usando i big data come sfera di cristallo.
Il tempo passa per tutti. Vale anche per gli spazi come la casa o l’ufficio di cui, vivendoli nel quotidiano, difficilmente riusciamo a cogliere le progressive evoluzioni. Ne abbiamo parlato durante l’incontro Interior design: futuro e tecnologia insieme a Luca Morena, co-founder e CEO iCoolhunt/Nextatlas, e Walter Nicolino, coordinatore del corso di Diploma Accademico di I Livello in Interior design IAAD, per scoprire come cambierà di conseguenza il ruolo dell’architetto.
Le abitazioni private si aprono al co-housing, gli uffici al co-working, lo spazio domestico riscopre il suo lato di confortevole focolare dotandosi al tempo stesso di elettrodomestici non troppo lontani dalle macchine intelligenti. Quindi nuove abitudini, nuove tecnologie e nuove visioni attraverso cui concepire lo spazio.
A fare da cornice un contenitore più che appropriato: l’ex caserma La Marmora, designata a ospitare nuove residenze, laboratori e spazi multifunzionali grazie al progetto firmato dallo studio di Carlo Ratti, tra i professionisti che nel progettare il futuro impugnano i dati oltre che la matita.
Sfera di cristallo del nuovo millennio, i big data sono oggi un ingrediente indispensabile per capire in che direzione stanno andando le tendenze nel campo dell’interior design come di qualsiasi altro settore.
Ogni giorno creiamo un flusso enorme di dati; lo scorso anno sono stati prodotti tanti dati quanti ne sono stati generati dagli albori dell’umanità fino al 2016. E se già questo vi sembra tanto, sappiate che secondo il fisico Mario Rasetti tra qualche anno il numero di dati prodotti potrebbe raddoppiare ogni 12 ore.
In un contesto simile intelligenza artificiale, analisi e previsione dei dati diventano uno strumento indispensabile per capire come indirizzare le proprie scelte professionali. Il tutto nella convinzione che queste innovazioni non si contrappongano alla creatività del progettista ma che, al contrario, hanno tutte le carte in regola per porsi al suo servizio. Ad esempio, attraverso sistemi di machine learning è possibile leggere trend emergenti e generare automaticamente proposte, suggerimenti o anche veri e propri componenti progettuali, consegnandoli al progettista. A questo spetterà il compito di dedicarsi ai dettagli e alle elaborazioni più raffinate, proprio come Canova rifiniva i dettagli delle statue già sbozzate dai suoi allievi.
Quindi, se sfruttata a dovere, l’intelligenza artificiale può occuparsi dei compiti più macchinosi, lasciando all’intelligenza umana più tempo da dedicare alle questioni più creative e concettuali. Non solo: ora è possibile leggere e analizzare una quantità di dati altrimenti inaccessibile, dandoci la possibilità di cogliere meglio la complessità della realtà che ci circonda. Un occhio artificiale dalle potenzialità inesauribili che ci svela in che direzione stanno andando le tendenze, in tema di interior design e non solo. Un patrimonio immenso al quale non avremmo accesso senza la tecnologia.
Nessun pericolo quindi per l’architetto, che non rischia di perdere il posto per colpa della tecnologia ma che si trova ancora una volta di fronte a un’opportunità che non può essere ignorata, proprio come accadde con l’avvento dei computer all’era del tecnigrafo.