Il design può contribuire a stimolare la felicità? Il 3 ottobre durante Face to Face abbiamo esplorato con Giulia Zappa come il design rivendichi un ruolo di catalizzatore verso l’esperienza della gioia e dell’allegria.
Il design può contribuire a stimolare la felicità? Il 3 ottobre durante Face to Face abbiamo esplorato con Giulia Zappa come il design rivendichi un ruolo di catalizzatore verso l’esperienza della gioia e dell’allegria.
Il designer è fondamentale per la nostra felicità, perché le città e i luoghi in cui viviamo sono un’immensa successione di artefatti costruiti dall’uomo stesso. Nel design, così come in altre discipline, c’è sempre stato il tentativo di misurare la felicità tramite metriche, ma non è mai stata trovata una risposta definitiva e la teoria non se ne è occupata in maniera sistematica.
Dal punto di vista teorico, la Technische Universiteit di Delft ha introdotto e sistematizzato il concetto di Positive Design (a cui ha dedicato un intero istituto, il DIOPD), che stimola la crescita e felicità degli esseri umani. Tuttavia, si tratta di un punto di partenza molto povero rispetto al ventaglio di sfumature che la felicità può accogliere.
Truffaut diceva che “la felicità si racconta male”, perché siamo sempre abituatɜ a raccontare il conflitto. Anche il design nasce come una disciplina dedicata al problem solving e ha sempre mirato a lavorare sul benessere e sui bisogni delle persone, soprattutto dagli anni Settanta in poi.
Attraverso una carrellata di progetti focalizzati sullo spazio, il corpo, i legami sociali e le interfacce, Giulia Zappa ha raggiunto il suo obiettivo di creare una consapevolezza legata all’idea di felicità per ogni progetto mostrato. Ad esempio, per alcuni progetti è fondamentale l’idea di gioco, per altri la natura che entra dentro casa è sinonimo di felicità. Alcuni oggetti o progetti mettono in campo un ulteriore elemento, l’ironia, che è indissociabile dalla felicità.
Interessante anche il focus sul design delle interfacce. Dall’introduzione del tasto like da parte di Facebook inizia una vera e propria spirale: ogni like è uno sprigionamento di dopamina, ormone della felicità che crea dipendenza. Nasce quindi l’idea che il digitale cambia il modo di percepire noi stessi e le relazioni. Di conseguenza, è importante capire come i nostri rapporti sociali sono influenzati dal consumo del digitale, che ci fa perdere il contatto fisico. La domanda rimane, come rigenerare gli ormoni che il nostro corpo secerne quando tocchiamo?
Praticare l’empatia è il primo passo per creare vicinanza e quindi felicità. Tra gli esempi, emerge il concetto di care, di cura come colonna portante del design. Giulia Zappa ha chiuso il suo intervento affermando che sempre più designer mettono in crisi l’idea di porre l’uomo al centro della progettazione: da questo pensiero nasce il “More than human design”, che va dal prodotto al pianeta. La felicità potrebbe quindi essere racchiusa nella dimensione del multispecismo, della compresenza con le altre specie.
Foto di Luigi De Palma.
Building Happiness è un progetto promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino reso possibile anche grazie a:
Contributor: Fondazione Compagnia di San Paolo, Camera di Commercio di Torino
Sponsor Gold: Dierre, Fresia Alluminio, Idrocentro
Sponsor Silver: Ceramica Mediterranea, Sikkens, Traiano Luce