Architettura tra reale e immaginario

Giovedì 16 maggio a Ultraspazio si è tenuto il secondo appuntamento del ciclo di incontri Face to Face, con ospite Alfonso Femia, che ha discusso della sua definizione di architettura, viaggio tra reale e immaginario, tra responsabilità e generosità.

Giovedì 16 maggio a Ultraspazio si è tenuto il secondo appuntamento del ciclo di incontri Face to Face, con ospite Alfonso Femia che con il suo studio Atelier(s) Alfonso Femia progetta e realizza, tra Genova, Milano e Parigi, nuovi spazi in grado di far dialogare interno ed esterno, intimità e collettività.

L’incontro si è aperto col cortometraggio The Vaulted School di Sohaib Ilyas, selezionato da ArchiTuned, opera che entra nel vivo del tema trattato negli ultimi appuntamenti di Building Happiness e rielaborato anche nel dialogo con Alfonso Femia, ossia quello della progettazione di spazi per l’apprendimento.

Alfonso Femia aveva già parlato di progettazione scolastica con la ricerca Scuola Social Impact (2021), creata in collaborazione con la Fondazione per l’architettura, che ha introdotto un nuovo approccio nel concepire le scuole non come luoghi con un perimetro rigido ma come architetture inserite nel paesaggio.

Oltre a questo tema, nel suo intervento l’architetto ha approfondito attraverso 7 punti chiave la sua idea di architettura, che lui definisce come un viaggio, un dialogo tra reale e immaginario. La bellezza è alla base dell’architettura, insieme all’equilibrio, alla grazia e all’armonia. Femia ha riflettuto proprio su una citazione di Stendhal, che afferma che “la bellezza non è che una promessa di felicità”.

Per Femia, infatti, l’architettura stessa è fatta di momenti di felicità – forma di bellezza fugace, istantanea – ed è caratterizzata da due pilastri fondamentali: la responsabilità e la generosità. Allo stesso tempo, ci ha raccontato come la felicità sia sempre collegata alla capacità di rovesciare lo sguardo, allo sconfinamento di un’idea. Solo quando si supera questo punto è possibile creare innovazione e scoprire qualcosa di completamente diverso, riuscendo a giocare con l’immaginario e con la percezione dei luoghi.

Femia ha concluso il suo intervento con una riflessione: l’architettura cristallizza qualcosa nel tempo, mentre gli esseri umani sono sempre in tensione verso la felicità. È difficile quindi immaginare come sarà in futuro ciò che viene progettato sul momento. La felicità deve diventare quindi una situazione stabile, di equilibrio, non di perenne e continua crescita: riconoscere questa sfumatura ci porterà a comprendere le nostre fragilità.

Building Happiness è un progetto promosso dalla Fondazione per l’architettura / Torino reso possibile anche grazie a:
Sponsor Gold: DierreFresia AlluminioIdrocentro
Sponsor Silver: Ceramica MediterraneaSikkensTraiano Luce