La Fondazione per l’architettura / Torino il 16 marzo ha trascorso la giornata allo Spazio Varco di Cuneo per il laboratorio territoriale: “Luoghi che curano”. Una giornata di formazione, informazione e networking dal vivo, su un tema che ci sta molto a cuore, la cultura per l’umanizzazione dei luoghi di cura.
La Fondazione per l’architettura / Torino il 16 marzo ha trascorso la giornata allo Spazio Varco di Cuneo per il laboratorio territoriale: “Luoghi che curano”. Questo laboratorio è parte del programma di quattro temi e sette appuntamenti online e dal vivo del Cultural Wellbeing Lab, nell’ambito di WELL IMPACT della Fondazione Compagnia di San Paolo. Una giornata di formazione, informazione e networking dal vivo, su un tema che ci sta molto a cuore, la cultura per l’umanizzazione dei luoghi di cura, che Fondazione sta già indagando attraverso il progetto Cultura di Base.
Sandra Aloia, della Fondazione Compagnia di San Paolo, introduce la giornata raccontando l’obiettivo del laboratorio territoriale, “una discesa in verticale per conoscere meglio le tematiche e l’inizio di un lavoro sinergico tra professionisti appartenenti ad ambiti diversi”: non è plausibile, infatti, parlare della relazione tra cultura e salute senza ascoltare tutti i punti di vista.
Proprio per favorire una panoramica multidisciplinare, differenti professionisti hanno cercato di declinare i modi in cui la cultura contribuisce alla prevenzione e alla cura. Il primo a intervenire è Pierluigi Sacco, economista della cultura e supervisor del Cultural Wellbeing Lab, per analizzare il concetto di welfare culturale, un fenomeno che non ha più bisogno di legittimazione, soprattutto dopo avere toccato con mano, a causa della pandemia, quanto l’ambito sanitario necessiti maggiore attenzione. È il momento di “fare il salto di qualità, in termini di motivazione e capacità di comprensione dei meccanismi che stanno dietro a questo fenomeno”. È il tempo della consapevolezza critica e questi laboratori diventano importanti contenitori di idee, spazi in cui verificare l’impatto delle forme di partecipazione culturale e di co- progettazione.
Per dotarci dei giusti strumenti e affrontare il tema in maniera più solida, Davide Ruzzon, architetto e direttore di TUNED Lombardini22 a Milano e di NAAD ‘Neuroscience Applied to Architectural Design’ alla Università IUAV di Venezia, spiega il rapporto tra architettura e neuroscienze, definendo l’architettura “una tecnologia che ha prodotto cambiamenti culturali potentissimi, lo strumento tecnologico più potente mai inventato dall’umanità.”
Dopo una panoramica generale del rapporto tra uomo e architettura, Marco Araldi, Medico di Medicina Generale ASL TO1, dedica il suo intervento a un contesto specifico: il luogo di cura. L’architettura può influire nella relazione di alleanza tra medico e paziente, immaginando che “l’arte medica debba svolgersi nei luoghi dell’arte” – precisa il dottor Araldi – “perché dobbiamo interiorizzare lo spazio del benessere come uno spazio bello”.
Proprio bellezza, resilienza, benessere psicologico e salute, sono gli argomenti affrontati da Donatella Tramontano, biologa e membro del Comitato Scientifico del Cultural Wellbeing Lab, che passa in rassegna i vari indicatori del benessere e riconosce tra questi particolare rilevanza all’arte. “L’effetto positivo dell’esposizione al bello ha delle basi fisiologiche”, è possibile dunque innescarlo attraverso meccanismi molecolari, rendendolo strumento per preservare e supportare il benessere.
“Fotografare i luoghi e i paesaggi della cura. Lezioni contemporanee suggerite dagli ospedali storici.” è il tema esplorato dall’architetto Elena Franco, attraverso la presentazione di “Hospitalia”, il suo progetto di documentazione fotografica che, con oltre 500 scatti, racconta il mondo dei luoghi della cura.
A seguire l’intervento di Simona Totaforti, sociologa e docente di Sociologia urbana all’ Università per Stranieri di Reggio Calabria e Direttore di ReLab, propone come caso studio l’esperienza del Giardino terapeutico del Policlinico Gemelli a Roma, per dimostrare gli effetti della natura sul benessere psico-fisico dei pazienti e del personale medico.
Per la Fondazione interviene il direttore Eleonora Gerbotto che. insieme a Alessandra Taraschi, revisore del consiglio dell’Ordine dei Medici e medico di base, illustra premesse e sfide di Cultura di Base, il progetto di Fondazione con Circolo del Design, ARTECO, ASL Città di Torino e Ordine Medici e Odontoiatri di Torino, all’interno del percorso Well Impact della Fondazione Compagnia di San Paolo.
Cultura di Base permetterà ai medici di medicina di base di visitare i propri pazienti all’interno di alcuni luoghi della cultura torinese caratterizzati da un’architettura intensa, per vivere l’esperienza dello spazio progettato come parte della cura.
“Quando ci hanno chiesto di lavorare sul rapporto tra cultura e benessere applicato ai luoghi di cura lo abbiamo declinato sui nostri temi: la cultura del progetto architettonico”.
La progettazione di un luogo di cura richiede piena collaborazione tra i committenti e le diverse figure che vivono quegli spazi: solo attraverso un progetto partecipato è possibile pensare la struttura ospedaliera come un luogo umano.
“Vogliamo capire se il benessere e il comfort di pazienti e medici – aggiunge Eleonora Gerbotto – contribuiscono al miglioramento dell’alleanza medico – paziente, immaginando che questo miglioramento generi una maggiore aderenza alla terapia. – e conclude con un auspicio – Quanto sarebbe bello se in futuro fosse normale per ognuno di noi andare a trovare il proprio medico di base all’interno di un museo?”.
Al termine della giornata il workshop “Analisi dei bisogni e co-design nei luoghi di cura”, con gli architetti coordinatori Mara Brunetto, Elena Carmagnani, Marta Grignani e Gianluca Macchi, permette una riflessione ulteriore sulle tematiche affrontate. L’ascolto dei bisogni, un’accurata progettazione dello spazio e la ricerca della bellezza, sono le premesse necessarie per immaginare luoghi in cui paziente e medico possono sperimentare un miglioramento della qualità dell’esperienza di cura.