Giovedì 25 novembre appuntamento da Combo per parlare di “Quo vadis architetto”, il progetto che esplora le trame di 600 film, tutti con un architetto come protagonista. Nell’attesa, abbiamo chiesto qualche anticipazione all’autore Giorgio Scianca.
“Quo vadis architetto” è il titolo del progetto e dell’omonimo libro di Giorgio Scianca che pone sotto la lente 600 film girati tra il 2010 e il 2020, tutti con un architetto in fuga come protagonista.
Ne parleremo giovedì 25 novembre alle ore 17.00 da Combo, in corso Regina Margherita 128, Torino, in occasione del confronto con alcuni ospiti speciali. Tra loro, il critico cinematografico Steve Della Casa ed Efisio Mulas (Claudio de Pasqualis), attore e conduttore radiofonico Hollywood party. Nell’attesa del nostro incontro, abbiamo fatto qualche domanda all’autore dell’iniziativa Giorgio Scianca, anche lui tra i protagonisti della serata.
Cosa possiamo scoprire grazie a questi 600 film?
Che così come cambia il mondo, cambiano anche gli architetti. Usando come lente i film in cui sono protagonisti, ci si rende conto che i progettisti stanno scappando dall’instabilità economica, dalle nuove responsabilità sociali, dall’imprevisto non progettato, ma anche da ciò che sono sempre stati, cercando una scappatoia da quegli stessi labirinti che si sono costruiti attorno nei decenni precedenti. Il cinema però ci insegna che nel momento stesso in cui si esce da un labirinto si entra in un altro ed è per questo che è fondamentale imparare non tanto a scappare dal labirinto, ma ad affrontarlo.
Perché scegliere i film tra il 2010 e il 2020?
Le future generazioni ricorderanno probabilmente questi anni come «il periodo tra le due pandemie»: quella finanziaria, che ha visto i suoi effetti dal 2010, e quella sanitaria del 2020. Dieci anni passati a fuggire dalla crisi, dalla povertà, dalle guerre, ma anche da un modello di sviluppo non più sostenibile, da città e metropoli in perenne e incontrollata crescita, da abitazioni e costruzioni anacronistiche ed eccessive.
Ma da cosa scappano di preciso gli architetti dei film di Quo vadis?
La loro è una fuga creativa, che ben rappresenta il sentimento comune dello scorso decennio. Non conta più il gesto dell’artista ma il recupero dell’acqua piovana. Quindi fuga dalle città, dalle architetture di regime, dall’esaltazione delle ricchezze accumulate e, più intimamente, dalla «famiglia», dalle istituzioni millenarie, dalla vecchiaia, dalla malattia. I film proposti raccontano questo sentimento in ogni angolo del pianeta, mostrando la risposta creativa che l’architetto ha escogitato per affermare la propria esistenza, la propria sensibilità. Dove sta andando, cosa sta facendo, come sarà l’architetto duepuntozero?
Questo è solo un piccolo assaggio di quello che ci aspetta giovedì 25 novembre all’incontro Quo vadis architetto (2 CFP): leggi il programma completo e prenota il tuo posto in sala!