Oggi tema particolarmente urgente, la versatilità degli spazi culturali è uno degli assi portanti delle architetture a matrioska realizzate in tempi non sospetti dal duo spagnolo Langarita e Navarro. Ecco qualche esempio preso a prestito dal mondo della cultura.
Così come noi ci vestiamo a cipolla per prevenire gli sbalzi repentini del meteo, allo stesso modo gli spazi culturali dovrebbero prevedere più strati capaci di adattarsi agli imprevedibili cambiamenti delle esigenze di chi li vive. È il concetto su cui già in tempi non sospetti pre-Covid si basa l’architettura di Langarita Navarro arquitectos, lo studio fondato nel 2005 a Madrid da María Langarita e Víctor Navarro. Entrambi classe 1979, oltre all’anno di nascita e allo studio i due condividono la formazione presso l’ETSA di Madrid e l’attività come docenti con la quale affiancano il lavoro in studio.
Una menzione speciale per il Mies van der Rohe 2013 come architetti emergenti e i premi XII Biennale Spagnola di Architettura e Urbanistica, FAD 2012, AR+D Awards for Emerging Architecture 2013 e COAM 2013 award sono tra i riconoscimenti a conferma della qualità delle opere del duo, tra le quali spiccano architetture per l’arte e la cultura. Tutti spazi, questi, all’interno dei quali Langarita e Navarro riescono a stratificare preesistenze, esigenze attuali e proiezioni future, prestando inconsapevolmente spunti interessanti per chi oggi deve fare i conti con il ripensamento di luoghi culturali per il post-pandemia.
Ne è un esempio la Red Bull Music Academy – Nave De Música Matadero di Madrid, l’opera che è valsa al duo la menzione di “Architetto emergente” del Mies van der Rohe 2013.
L’edificio è stato realizzato all’interno di un ex complesso industriale di inizio ‘900 per ospitare un festival musicale nomade, la cui città cambia a ogni edizione. Un’installazione temporanea dal carattere sperimentale, quindi, in grado di garantire la possibilità di riconfigurazioni parziali o totali, precisi requisiti tecnici ed acustici e l’accelerazione delle relazioni artistiche tra i musicisti partecipanti. Il risultato? Una sorta di tessuto urbano scomponibile e ricomponibile a proprio piacimento, i cui concetti di vicinanza e distanza, di indipendenza e connessione, di incontro e riservatezza possono essere riallineati in base alle mutevoli esigenze della comunità che ospita. “Il progetto condivide la stessa logica delle matrioske russe. Non solo nel senso più letterale, fisico, per il quale cui un elemento è direttamente incorporato in un altro, ma anche nel senso temporale, in cui un elemento prende origine da un altro”. Vai alla pagina dedicata al progetto Red Bull Music Academy sul sito di Langarita Navarro
La logica della matrioska spazio-temporale fa da padrona anche in un altro interessante progetto, il MediaLab-Prado, realizzato sul Paseo del arte di Madrid per ospitare e promuovere attività di produzione, investigazione e diffusione della cultura digitale nell’ambito dell’arte, della scienza e della tecnologia. Ricavato all’interno della preesistente Serrería Belga – una delle prime architetture più rappresentative in cemento armato di Madrid risalente agli anni Venti -, il MediaLab è stato pensato come una stratificazione nel tempo su più livelli: “Abbiamo scelto sistemi di costruzione leggeri, smontabili e versatili in modo da non condizionare le future trasformazioni” spiegano Langarita e Navarro “considerando ogni nuovo elemento come un’opportunità per incorporare supporti per la ricerca creativa”. Il risultato è uno spazio eccentrico dai colori fluo e dalle linee geometriche, che ben dialoga con lo strato più storico in cui è ospitato; nel nucleo centrale “La Cosa” trovano spazio le scale, mentre le due maniche laterali sono riservate alle aule e alle aree per gli altri servizi, tutto all’insegna della flessibilità e multifunzionalità. Un esempio per tutti, le pareti divisorie utilizzate anche come supporti digitali. Vai alla pagina dedicata al progetto MediaLab sul sito di Langarita Navarro
E se si parla di arte, in questo periodo non si può fare a meno di lavorare sul potenziale offerto dagli spazi aperti. Ne è un esempio Esa Cosa Rosa – in inglese That Pink Thing –, l’installazione del 2018 realizzata a Valencia davanti all’Instituto Valenciano de Arte Moderno. Il progetto è stato pensato come pretesto per richiamare l’attenzione sull’utilizzo dello spazio urbano: in particolare, l’obiettivo è quello di cambiare la percezione della piazza antecedente all’IVAM, spostandosi dal concetto di semplice accesso al museo a quello di estensione del museo stesso, grazie alla realizzazione di un’area open air da utilizzare per le attività culturali, offrendo un ambiente accogliente e al riparo dal caldo estivo. Vai alla pagina dedicata al progetto Esa Cosa Rosa sul sito di Langarita Navarro
5 modi per conoscere i 1000 strati di Langarita e Navarro
- E se le architetture dello studio diventassero la location di attacchi alieni, improbabili picnic e inseguimenti polizieschi al ritmo di musica country? Ecco il risultato in un road movie di 5 minuti, presentato nel padiglione spagnolo dell’11^ Mostra Internazionale di Architettura a Venezia: guarda il video.
- Grazie a un’installazione a LED, le pareti del MediaLab di Madrid diventano un supporto estremamente flessibile per contenuti artistici, culturali e tecnologici, a portata d’occhio di chiunque passeggi nei paraggi del Centro. Ecco di cosa si tratta.
- Per scoprire invece il progetto del MediaLab dall’interno, guarda l’intervista ai due progettisti.
- Se ai video preferisci la carta, con questa pubblicazione puoi sfogliare le opere dei due architetti di Madrid.
- Una torre piezometrica può essere tanto flessibile da trasformarsi in una sorta di Arca di Noè per la flora locale? Per María Langarita e Víctor Navarro non ci sono dubbi.