L’unione fa la forza, anche in architettura. Il collettivo milanese Piuarch ne è convinto tanto da includere il valore della pluralità nel suo nome, basandosi su competenze e identità eterogenee del gruppo. Il risultato? Un approccio a caleidoscopio sul progetto.
“La struttura collettiva dello studio è alla base di una grande capacità di dialogo con realtà diverse per cultura, aspettative, risorse economiche e tecniche”; è così che la giuria del premio Architetto Italiano del CNA ha descritto Piuarch, lo studio – o meglio il collettivo – milanese che come suggerisce il nome stesso trova forza nella sua pluralità. Con base in via Palermo nel quartiere di Brera, Piuarch nasce nel 1996 su iniziativa dei fondatori Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario. Dopo 25 anni, oggi conta sul lavoro di altre 35 persone tra nuovi soci, designer, esperti di comunicazione, 3D artist e, soprattutto, architetti. “Siamo un gruppo di persone dalla formazione e identità diversa” raccontano in fondatori “lavoriamo nella consapevolezza di queste eterogeneità e ne traiamo una grande ricchezza di confronto e dialogo”. Il risultato è un caleidoscopio di prospettive attraverso cui analizzare progetti e contesti in cui si opera, dando vita a soluzioni altrimenti irraggiungibili. Dalla progettazione di edifici per uffici al retail, passando per lo sviluppo di complessi residenziali a interventi di recupero per la cultura e di rigenerazione urbana, il collettivo dà l’impressione di non volersi precludere nessun ambito di intervento dimostrando una costante attenzione al dialogo con il contesto e alla qualità ambientale.
Tra i nomi che si leggono scorrendo il portfolio è impossibile non notare alcune tra le più grandi maison di moda le quali, si sa, riconoscono in Milano una delle capitali a livello globale; un tipo di collaborazione che ha aperto le porte dello studio all’internazionalizzazione, tanto da farne una delle pietre miliari della loro identità. Ispirandosi all’architetto venezuelano Carlos Raúl Villanueva secondo il quale “la visione dell’architetto deve essere globale, universale e quindi locale”, i progettisti di Piuarch guardano oltreconfine: osservare e metabolizzare dall’esterno le idee innovative, i nuovi modelli di costruzione e le sperimentazioni di forme e materiali fa parte del metodo adottato dal collettivo per proiettare un’architettura dal valore universale. “I nostri progetti elaborati in Italia, Russia, Francia, Stati Uniti, Estremo Oriente hanno ciascuno una propria identità – spiegano i fondatori – ma vivono di una tensione costante tra il loro luogo di origine e un territorio dal respiro internazionale”. Gli incarichi affidati dalla committenza privata si mescolano alle esperienze di rigenerazione urbana e architettura collettiva. Non mancano infatti i progetti che sperimentano nuovi concetti di uso e condivisione funzionale degli spazi comuni, considerati dallo studio come “un seme di una rinascita civile e di una più forte identità urbana, capace di migliorare la città e la vita dei suoi abitanti”.
Dalla teoria passiamo alla pratica, con tre esempi che partono da Milano fino ad approdare oltreoceano.
- Tra i lavori in corso, la sede dell’Human Technopole – istituto italiano di ricerca per le scienze della vita –, che sorgerà sull’area ereditata dall’Expo 2015. Aggiudicata tramite concorso, l’opera ospiterà un nuovo polo dell’innovazione e una residenza per 800 ricercatori strutturati su 10 piani per un totale di 35.000 mq. Il progetto intreccia tre tipi di spazio: una piazza verde accessibile a tutti, una piazza coperta e un giardino pensile; tre elementi collegati tra loro che si snodano dal livello del suolo fino al tetto dell’edificio, arrampicandosi a zigzag senza soluzione di continuità lungo i 10 piani dell’edificio e rispondendo contemporaneamente al bisogno di verde e alla necessità di spazio pubblico. Il parterre attrezzato, al livello del suolo, dialoga con le altre architetture del distretto innovativo di Mind, suggerendo ai suoi fruitori dove sostare e dove circolare attraverso piani inclinati. Questo spazio all’aperto prosegue anche sotto l’edificio, verso la piazza coperta: un’area interna su cui si affacciano tutti i laboratori dell’edificio, ponendosi come cuore dell’Human Technopole dal punto di vista funzionale, relazione e simbolico. Vai alla pagina del progetto Human Technopole sul sito di Piuarch.
- Volando a San Pietroburgo, tra le piazze vuote e i campanili sulla prospettiva Nevski sorge il Business Centre Quattro Corti, uno dei progetti che ha convinto la giuria del Consiglio Nazionale Architetti ad assegnare il premio Architetto Italiano 2013 a Piuarch “perché capace di dimostrare come si possano perseguire nuove forme di urbanità e nuovi ambienti di vita e lavoro all’interno di condizioni professionali in profondo e continuo mutamento”. Nei suoi 23.500 metri quadrati l’architettura accoglie spazi per uffici, un centro conferenze, uno polo di incontro e un grande ristorante e deve il suo nome alle quattro corti ricavate dalle strutture preesistenti. L’edificio è stato realizzato su due edifici storici – di cui è stata mantenuta la facciata – che occupavano uno dei lotti tipici del centro della città: profondi circa 60 metri, con un solo lato con affaccio su strada e con mura di demarcazione rispetto ai lotti confinanti sugli altri tre lati. Le quattro corti sono state studiate per accogliere il pubblico, prestandosi all’occorrenza come sede di mostre, installazioni ed eventi. La facciata specchiata di ogni corte assume un colore diverso rispetto alle altre: oro, verde, azzurro e bianco, richiamando i toni tipici delle architetture storiche della capitale culturale russa. Le diverse inclinazioni dei vetri, inoltre, fanno sì che durante le ore della giornata le facciate si animino di riflessi restituendo un suggestivo effetto caleidoscopico. Per consentire alla realizzazione di integrarsi con naturalezza nello skyline urbano, la copertura di metallo assume pendenze differenti richiamando la geometria dei tetti circostanti. Vai alla pagina del progetto Quattro Corti sul sito di Piuarch.
- Chi ama le latitudini più calde, invece, passeggiando per le strade di San Paolo in Brasile potrebbe imbattersi nel progetto Espaço. Versatile, semplice e ripetibile all’infinito, l’opera consiste in una piattaforma che ricorda in tutto e per tutto un grande puzzle tridimensionale dai pezzi monocromatici, viola o arancioni. Il primo prototipo è stato realizzato nella favela di Paraisópolis, a pochi passi da una scuola. La pavimentazione in plastica riciclata è morbida e gli studenti, liberi di spostare a piacimento ogni modulo, possono letteralmente ritagliarsi i propri spazi per studiare, giocare, imparare a coltivare un piccolo orto, fare merenda o ascoltare lezioni all’aperto. “Espaço si sviluppa sulla base di un modulo ispirato all’icona paulista di Mirthes dos Santos Pinto e all’arte concreta di Helio Oiticica – raccontano i progettisti – e ha l’obiettivo di coinvolgere direttamente la comunità nel processo di miglioramento delle proprie condizioni di vita, con un appello a una vera e propria crescita collettiva”. Vai alla pagina del progetto Espaço sul sito di Piuarch.
5 modi per esplorare le 1000 lenti di Piuarch
- Per conoscere meglio l’identità di Piuarch, ecco la voce dei fondatori in un’intervista
- Come si svilupperà lo spazio verde lungo i 10 piani del futuro Human Technopole? Qui un video che svela i dettagli del progetto
- Per sfogliare i primi vent’anni di lavoro dello studio, la monografia “Piuarch. Un progetto collettivo”
- I vantaggi di avere fuori dalla propria scuola un puzzle gigante su cui giocare? Se ne parla su Architecture & Design
- Si chiama “La Foresta dei Violini” l’installazione presentata da Piuarch alla scorsa edizione della Milano Design Week. Ecco di cosa si tratta