Disegnati a mano, raccontati attraverso plastici e in grado di fondere il passato con il futuro: ecco in cosa consistono i progetti di Flores i Prats, il duo catalano fondato da Ricardo Flores ed Eva Prats di cui proviamo a svelarti la filosofia progettuale.
Ricardo Flores ed Eva Prats, meglio conosciuti con il nome del loro studio Flores i Prats, non possono fare a meno né delle matite né dei modelli in scala.
Entrambi leva ‘65, passaporto argentino per lui e origini tutte catalane per lei, dopo il dottorato a Barcellona e dopo alcune collaborazioni presso studi del calibro di EMBT (lo studio di Enric Miralles e Benedetta Tagliabue, nostra ospite nel 2014 ad Architettura in Città), nel 1998 i due hanno aperto il loro studio a Barcellona intrecciando sin dall’inizio design, pratica architettonica e attività accademica.
Tra i particolari che più caratterizzano il loro approccio al progetto, quello più curioso è forse l’attaccamento del duo alla carta. Come spesso Flores e Prats precisano, di certo in studio non si rinuncia al digitale, ma neanche al disegno a mano. Perché? Dal punto di vista tecnico perché questo favorisce il controllo di scala, dal punto di vista creativo perché stimola l’espressione dello stile progettuale e, dal punto di vista comunicativo, perché agevola la condivisione e il racconto del progetto con le altre persone. Insomma, secondo la coppia, i buoni motivi per riprendere in mano fogli e matita non mancano, così come per l’uso dei modellini in scala: “il render offre una visione limitata del progetto. Il plastico, invece, offre una panoramica completa, favorendo il confronto tra colleghi e lasciando al committente la libertà di scegliere da che prospettiva immergersi nel progetto”. Uno strumento estremamente rivendibile anche in occasione di mostre ed esposizioni dato che il plastico, non richiedendo capacità tecniche per essere letto e ben interpretato, può essere intuitivamente fruito da un pubblico di non addetti ai lavori. (Tra l’altro, a inizio maggio abbiamo in programma un corso dedicato al disegno a mano libero, ma, se sei interessato, affrettati perché i posti disponibili sono quasi esauriti).
Spesso alla prese con progetti di riconversione, Flores i Prats hanno dimostrato di possedere un peculiare approccio nei confronti del preesistente. Non volendo né imporre il presente né riproporre il passato, il duo riesce a trovare un interessante equilibrio mettendo in dialogo forme contemporanee con elementi ereditati dal passato, attraverso una contaminazione che riesce a valorizzare vecchio e nuovo. Come? Il punto di partenza è l’as found, ossia l’oggetto trovato che, se decriptato correttamente, può trasformarsi in chiave di accesso all’edificio, consegnando nelle mani dell’architetto la possibilità di comprendere l’identità degli spazi e le loro necessità di trasformazione.
Una tecnica che in oltre vent’anni di carriera ha ampiamente dimostrato di essere vincente, soprattutto in occasione dei numerosi progetti di riconversione aggiudicati tramite concorsi. Tra questi, l’iniziativa recente che trasformerà l’Ancien Théâtre des Variétés di Bruxelles – un’ex sala da musica degli anni ’30 firmata dal modernista Victor Bourgeois, trasformata in un cinema negli anni ’60 e poi abbandonata dagli anni ’80 – in un laboratorio per la creazione artistica internazionale (vai alla scheda del progetto Théâtre des Variétés sul sito di Flores i Prats).
Spostandoci sui progetti che hanno già visto la luce, ecco qualche esempio tratto dal portfolio Flores i Prats:
- Il social housing Edificio 111 di Terrassa, vicino a Barcellona, dove 111 non indica il civico ma il numero di famiglie che può ospitare. Una nuova architettura, inaugurata nel 2010, studiata pensando non solo all’interno delle mura dei 111 appartamenti di social housing, ma anche all’esterno, con l’obiettivo di trasformare l’edificio in un nuovo punto di riferimento per il vicinato e di assottigliare i confini tra spazio pubblico e spazio privato. Il cortile interno diventa così una “piattaforma sociale” che incoraggia le relazioni con il resto del vicinato, offrendo spazi verdi e playground su cui si affacciano le balconate dell’edificio. Entrando all’interno degli appartamenti, invece, tutti i servizi e i relativi impianti sono condensati in un unico blocco centrale, lasciando agli inquilini la libertà di gestirsi autonomamente il resto dello spazio. Vai alla scheda del progetto Edificio 111 sul sito di Flores i Prats
- Casal Balaguer invece è un interessante caso di riconversione che ha trasformato una casa privata nel centro storico di Palma di Maiorca in spazio culturale aperto a tutta la città. Il progetto, firmato insieme allo studio Duch-Pizá e realizzato nel 2011, è riuscito a valorizzare al meglio il potenziale dell’edificio rispetto alla nuova destinazione d’uso, rispettando allo stesso tempo gli spazi preesistenti. Questo grazie a due strategie in particolare: un attento studio della circolazione dei visitatori e la riapertura di aree da anni cadute nel dimenticatoio. Il risultato rende giustizia alla maestosità della struttura barocca preesistente, senza rinunciare però a elementi contemporanei pensati in dialogo con il contesto e, al tempo stesso, in risposta alle esigenze dei nuovi fruitori, tra cui esposizioni, workshop, concerti e incontri. Vai alla scheda del progetto Casal Balaguer sul sito di Flores i Prats
- Sala Beckett, invece, è il nome del teatro e centro internazionale di arte drammatica realizzato su disegno di Flores i Prats a Sant Martí, quartiere ex industriale di Barcellona che dopo le Olimpiadi del 1992 ha riscoperto una vocazione creativa e artistica. Il progetto del duo consiste nella riconversione di un edificio storico del 1920, sede della vecchia cooperativa “Pau i Justícia” (dal catalano “Pace e Giustizia”) frequentata in passato dagli operai del quartiere come punto di riferimento culturale e per il tempo libero, per poi essere definitivamente abbandonata. Flores e Prats hanno disegnato il progetto di conversione con l’obiettivo di preservare e valorizzare l’atmosfera di questo luogo, senza però cadere nella rievocazione nostalgica. Vai alla scheda del progetto Sala Beckett sul sito di Flores i Prats
Lo studio Flores i Prats è stato invitato alla Biennale di Venezia 2018 a presentare il progetto per Sala Beckett con l’installazione Liquid Light, una riproduzione parziale del teatro in scala 1:25, e la Cappella del Mattino per il Padiglione della Santa Sede, realizzata sull’isola di San Giorgio partendo da un rudere preesistente.
5 modi per esplorare i 1000 mondi di Flores i Prats
- Se hai in mente di regalare un libro a un amante dell’architettura o semplicemente di arricchire la tua libreria, ti consigliamo di tenere d’occhio il sito di Flores i Prats: è in arrivo il loro nuovo volume Sala Beckett Internetional Drama Centre.
- Nel frattempo, sempre in tema Sala Beckett ti consigliamo di guardare il breve video Taking Care of the Ghosts nel quale in poco più di 3 minuti si dà voce ai sottili equilibri tra spazio e tempo che Flores e Prats sono riusciti a ritagliare nell’ex sede di “Pau i Justícia”, senza cacciare i suoi fantasmi: guarda il video.
- In 15 minuti, invece, il video Meeting at the Building mette in luce come si siano concretizzate le connessioni disegnate dallo studio tra l’Edificio 111, i suoi abitanti e il resto del quartiere: guarda il video.
- Per ascoltare l’esperienza dello studio direttamente dalla voce dei due fondatori, ti consigliamo l’intervista realizzata da Artribune in occasione della loro partecipazione alla Biennale: vai all’intervista.
- Sempre in questa cornice, il critico Valerio Paolo Mosco (relatore del corso FAD Perché l’architettura contemporanea è così, 5 CFP) ha definito Ricardo Flores ed Eva Prats “I primi degni eredi di Eric Miralles”: leggi l’articolo di Mosco pubblicato su Artribune.