Un centro di produzione artistica, un modello di imprenditorialità sociale e culturale, uno spazio dedicato all’inclusione sociale. Mare Culturale Urbano è tutto questo e molto altro ancora, come ci racconta il fondatore Andrea Capaldi.
Produrre valore all’interno di una comunità è l’ambizione di ogni progetto sociale perché è la condizione necessaria per riuscire a coinvolgere attivamente il territorio, essere attrattivi per le istituzioni pubbliche e private e creare un impatto reale. Per spiegare questo concetto Itinerari Paralleli, durante il corso di formazione rivolto ai partecipanti di Bottom Up!, ha portato l’esperienza di Mare Culturale Urbano, un centro di produzione artistica, nato nel 2016 e situato nella zona ovest di Milano, nei pressi dello stadio San Siro.
Economico, funzionale, intangibile ed emozionale: sono le diverse componenti che costituiscono il valore di un progetto per una comunità. La costruzione del valore è un processo lungo, frutto di un lavoro assiduo sul territorio per la creazione di capitale relazionale. Andrea Capaldi, fondatore e direttore artistico di Mare Culturale Urbano, ci racconta infatti le numerose attività, come feste di quartiere, che hanno preceduto l’apertura del nuovo centro culturale e che sono state organizzate al di fuori degli spazi di Mare per favorire l’inserimento nel tessuto locale.
Dal 2016 il centro è operativo nella storica cascina Torrette di Trenno, ristrutturata da SGR come scomputo di oneri di urbanizzazione. Mare è nato rispondendo a un bando per la gestione dello spazio ed è diventato punto d’incontro per gli abitanti del quartiere e della città, luogo in cui partecipare ad attività ed eventi grazie a una fitta e variegata programmazione che ha saputo attrarre pubblico di frequentatori abituali anche da lontano: concerti di musica pop, jazz e classica, ascolto condiviso di vinili, proiezioni cinematografiche, performance e spettacoli teatrali, festival, laboratori per l’infanzia, mercato agricolo settimanale, balera, tango, yoga,… Mare è strettamente connesso al quartiere: ha ospitato più di 50 artisti in residenza dando vita a progetti artistici dedicati alla comunità e promuove iniziative di inclusione sociale.
Come si sostiene tutto ciò?
Prevalentemente attraverso l’attività di ristorazione perché Mare è anche bar, ristorante, pizzeria, birreria e pasticceria con più di 1500 ospiti a settimana. Il 30% delle risorse guadagnate attraverso questa attività sono investite in progetti di inserimento lavorativo di giovani del quartiere. Un modello di imprenditoria sociale e culturale che nelle intenzioni degli organizzatori sarà replicato in spazi di dimensione più ridotta (attorno ai 100-200mq) che apparentemente saranno locali pubblici come pizzerie ma che svilupperanno anche una politica culturale e avranno un impatto sociale. Questo nuovo format si chiamerà: Ristoro Culturale Urbano.
In sintesi, quindi, come si entra in una comunità?
Quando si apre uno spazio e si crea una luce dove prima non c’era, nasce subito attenzione. Bisogna saper coltivare questa attenzione ed essere disponibili ad ascoltare.