Perché l’architetto possa incidere sullo sviluppo della città, per Luca Molinari è necessario lavorare sulla domanda facendo comprendere al cittadino come l’architettura di qualità possa e debba essere un’esperienza quotidiana.
L’architetto ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della città.
Non sono solo gli architetti a dirlo, ma anche i committenti. Infatti dall’indagine sociale condotta dal comitato scientifico del Congresso Nazionale degli Architetti emerge l’immagine di un professionista che si contraddistingue per creatività, competenza tecnica e capacità di comprendere i bisogni sociali e che ha un ruolo proattivo nei processi di sviluppo economico del Paese.
L’architetto, secondo lo psichiatra Vittorino Andreoli, è responsabile del benessere delle persone, della vivibilità dei luoghi. Influisce su una delle tre variabili che possono incidere sul comportamento umano, l’habitat. Forse non stupisce scoprire che “se si costruiscono gabbie ci sarà violenza”!
Tuttavia, non è sufficiente che gli architetti siano consci del proprio ruolo: affinché l’architetto possa incidere concretamente sul territorio, per Luca Molinari è necessario lavorare sulla domanda di architettura. Bisogna operare attivamente sensibilizzando l’amministrazione pubblica e formando la committenza privata affinché il cittadino impari a riconoscere e quindi a richiedere la qualità; solo in questo modo le città saranno di qualità e chi le vive se ne prenderà cura.
Un concetto ben noto alla Fondazione, che da sempre opera per promuovere il valore dell’architettura sul territorio; tuttavia, Molinari, nel suo discorso al Congresso Nazionale, aggiunge un piccolo tassello, il riferimento alla “normalità”: “qualità” non deve essere sinonimo di “eccezionalità”; si deve diffondere la consapevolezza che l’architettura di qualità non è limitata ai grandi contenitori o alle trasformazioni di ampia portata, ma al contrario si ritrova negli spazi di vita quotidiani.
L’architetto deve perdere la sua aura di star per ritrovare quella del medico condotto; il che non significa abbassare l’asticella, al contrario vuol dire alzare le aspettative e quindi la capacità di rispondere in modo adeguato ovunque e in ogni circostanza. Così come in Germania per parlare di identità tedesca si insegna musica sin dalla prima elementare, allo stesso modo, secondo Molinari, la storia dell’architettura dovrebbe essere trasmessa nelle scuole come esperienza quotidiana, non solo come progettazione della monumentalità.
E quindi agli architetti e alle istituzioni spetta il compito di inventare nuove strade per spiegare l’architettura, essere inventivi, creativi e visionari per ricordare che l’architettura ha un valore serio, civile e anche politico. Perché l’architetto è colui che ha una particolare sensibilità per il bello e, come afferma Andreoli (e prima di lui molti altri), la bellezza salverà il mondo.