Alessandro Cimenti, presidente della Fondazione per l’architettura / Torino, racconta come il nuovo Consiglio farà tesoro delle esperienze passate per instaurare nuove modalità di relazione con gli stakeholder per promuovere e generare architettura.
So che vi prenderete un po’ di tempo per saltabeccare di articolo in articolo del magazine della Fondazione per l’architettura / Torino ed immergervi nel mondo fantasticamente realistico della Fondazione.
Nelle pagine del giornale troverete una colorata rappresentazione di progetti che spaziano da attività con la cittadinanza, all’organizzazione di concorsi per amministratori pubblici e privati, progetti con e per le aziende, esperienze di viaggio per documentarsi e per esplorare nuovi mercati, lavori con le scuole, collaborazioni con soggetti culturali, passando per laboratori applicati, eventi, alta formazione… Insomma, potrete perdervi e ritrovarvi in un caleidoscopio di attività che aprono una finestra sulle potenzialità e competenze acquisite dall’ente.
Il nuovo Consiglio che ho l’onore di presiedere è formato da persone eccellenti, preparate e disponibili. Insieme abbiamo immaginato che in questo nuovo corso la Fondazione dovrà orientare il bagaglio di esperienze accumulate in un’ottica di maggior incisività per il mondo che gravita intorno alla progettualità e alle trasformazioni.
Dovrà metaforicamente rappresentare il tavolo attorno al quale far sedere e far dialogare gli stakeholder dell’Architettura. Vogliamo allargare gli orizzonti e mettere in contatto persone, enti, decisori che altrimenti difficilmente si incontrerebbero con l’ambizione di far scoccare scintille, generare opportunità e costruire valore.
In questo nuovo quadro è già stato rivisitato il rapporto con l’Ordine degli Architetti (socio unico) in un’ottica di completa sinergia e complementarietà nella volontà di costruire le migliori condizioni affinché la comunità che rappresentiamo possa crescere in termini di consapevolezza e competenze e possa incontrarsi più spesso e più proficuamente con il mondo produttivo, con la cittadinanza, con gli amministratori.
Gli architetti possiedono quella capacità di processare informazioni, dati e visioni in un unicum progettuale coerente e portatore di significati. È una capacità preziosa e specifica da alimentare e diffondere soprattutto oggi che tutto appare facilmente “accessibile” e che ci si orienta sul breve periodo tralasciando progettualità a medio lungo termine.
È ora che la società civile ne sia consapevole e la Fondazione è lo strumento perché questo avvenga.
Alessandro Cimenti
Presidente Fondazione per l’architettura / Torino