La Palazzina di Stupinigi non ha mai smesso di essere oggetto di trasformazioni; ce ne parla Andrea Lorenzon in attesa dell’incontro del 6 ottobre.
Inserita nel circuito delle Corona delitiae dei Savoia, la Palazzina di Caccia di Stupinigi è la residenza di loisir per la caccia commissionata da Vittorio Amedeo II all’architetto di Casa Savoia, Filippo Juvarra. Conclusa nel 1733, negli anni successivi la costruzione continuò ad ampliarsi con la realizzazione di due ali destinate alle scuderie e alle rimesse agricole e di diversi interventi di completamento voluti da Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III, sotto la guida di architetti tra cui Benedetto Alfieri, Giovanni Tommaso Prunotto e Ludovico Bo. Fino al XIX secolo resta la dimora prediletta dei Savoia per brevi soggiorni in occasione di matrimoni e feste, prestandosi anche a palazzo imperiale durante l’occupazione di Napoleone Bonaparte, fino al 1832. È solo a inizio Novecento con la Regina Margherita che la Palazzina viene eletta a residenza stabile dei Savoia, per poi diventare nel 1919 la sede del Museo dell’Ammobigliamento.
Negli anni seguenti la struttura viene abbandonata, cadendo in un grave stato di degrado. Dopo lunghi anni di restauro avviati nel 1994, solo negli anni recenti la Palazzina riapre finalmente le porte ai visitatori come complesso museale restituendosi in tutto il suo splendore; le geometriche aiuole juvarriane riprendono il posto degli arbusti e della sterpaglia di cui erano ricoperte, la facciata viene rinnovata e gli ambienti e i dipinti restaurati. Oggi la struttura si conferma tra i gioielli monumentali del Torinese ma anche tra i complessi settecenteschi più straordinari in Europa, raggiungendo nel 2016 l’ambita quota di 115.000 visitatori.
Nel ripercorrere la storia della Palazzina di Caccia di Stupinigi si scopre come l’edificio nel tempo sia stato oggetto di una ridefinizione consistente delle sue funzioni e dell’articolazione degli spazi, tanto da aver conquistato l’appellativo di “spazio architettonico in divenire”. Abbiamo chiesto maggiori delucidazioni all’architetto Andrea Lorenzon, che è stato il referente scientifico per l’incontro formativo “La Palazzina di Caccia di Stupinigi come spazio architettonico in divenire” che sarà organizzato dalla Fondazione il 6 ottobre. Leggi il programma.
“La Palazzina sin nei suoi primi utilizzi si è caratterizzata per una continua ridefinizione funzionale e degli spazi. Quando era utilizzata come residenza di caccia, vedeva la commistione di funzioni molto diverse: attività agricole e legate alla tenuta degli animali si mescolavano con la residenza dei sovrani. Tuttavia ogni nuova reggenza comportava delle modifiche e dei rimaneggiamenti nelle caratteristiche interne del complesso. Questo processo di trasformazione è tutt’ora in atto; a differenza delle altre residenze della Corona di Delizie, qui non è ancora stato individuato un uso specifico e quindi anche l’attività espositiva cambia di frequente. Solo recentemente si è avviato un ragionamento per una sua rifunzionalizzazione avviando un percorso di recupero degli arredi, di cui la Palazzina negli anni è stata molto depredata, con l’intento di usare lo spazio per raccontare la vita di corte al tempo dei Savoia.”