Dal Lingotto di Torino alla Cable Factory a Helsinki e al Cotonificio Spinnerei a Lipsia: nella riconversione degli edifici industriali anche in contesti territoriali molto differenti si rintracciano alcune questioni progettuali comuni. Ecco un assaggio di ciò di cui parleremo il 21 settembre.
Il riuso di un edificio abbandonato e il cambiamento della destinazione d’uso è un’operazione che ha inevitabili conseguenze di tipo sociale, urbanistico e anche economico sul territorio limitrofo. E alcuni aspetti sono ricorrenti nelle diverse esperienze.
Quando una porzione di città riprende vita ad esempio si sviluppa una diversa frequentazione con la conseguente necessità di una riorganizzazione funzionale delle vie d’accesso e della struttura urbanistica. Un tema che a Torino nella trasformazione del Lingotto non è stato pienamente risolto come si può facilmente osservare nel caso di grandi manifestazioni. Un’altra questione è la convivenza tra funzioni diverse: al Lingotto le attività del cinema e del centro commerciale si mescolano con la ristorazione di Eataly e la visita della Pinacoteca Agnelli, tanto per fare qualche esempio. Una sovrapposizione che si caratterizza per orari e modalità di fruizione distinti e di conseguenza anche necessità differenti non sempre facilmente conciliabili. Infine non si può non tenere in considerazione la presenza di pubblici eterogenei anche per dimensione: ai frequentatori abituali si affiancano quelli legati a eventi occasionali con conseguenze sulla gestione dei flussi e sull’information design.
Studiare il caso del Lingotto ci aiuta pertanto a guardare sotto una lente differente altre esperienze europee. Durante l’incontro formativo Processo Lingotto. Un caso studio sul riuso industriale del 21 settembre (vai al programma) si prenderanno in considerazione interventi di riconversione industriale come il Kulturbrauerei a Berlino e la Kokerei Zollverein a Essen. Oggi iniziamo a presentarvi due casi:
La Cable Factory di Helsinki, una ex fabbrica di cavi della Suomen Kaapelitehdas che con i suoi 57.000 metri quadrati si è aggiudicata il titolo di edificio più grande della Finlandia. Costruita in tre fasi che si sono susseguite tra il 1939 e il 1954, a partire dagli anni Novanta la Cable Factory comincia a cedere parte degli spazi della fabbrica ad artisti e artigiani, per poi vendere l’intera struttura al Comune. Oggi il complesso è stato trasformato in un enorme centro culturale, inserito nel circuito europeo di poli culturali indipendenti Trans Europe Halles; al suo interno trovano posto 3 musei, 12 gallerie, teatri di danza, scuole d’arte e laboratori creativi, riservando spazi di ogni metratura (il più grande, la Sea Cable Hall, misura circa 1.000 metri quadrati) per la realizzazione di grandi eventi come mostre o fiere. Oltre ai 900 i lavoratori che vivono quotidianamente nel complesso, la Cable Factory attira ogni anno circa 200mila visitatori grazie ai numerosi eventi organizzati al suo interno.
Sempre in un hub culturale è stato convertito anche l’ex cotonificio Spinnerei, un gigantesco impianto per la filitura del cotone realizzato a partire dal 1885 nella periferia industriale di Lipsia, una città che ancora oggi conta un alto numero di ex edifici produttivi in disuso a causa del processo di dismissione innescato dalla caduta del muro di Berlino. Il complesso, costituito da 120mila metri quadrati di cui 70mila coperti e distribuiti in 23 edifici, inizia a conoscere la sua nuova vocazione pochi anni dopo la caduta del muro, diventando già nel 1992 un riferimento per giovani artisti e artigiani. Nel 2001 l’intero complesso viene acquistato da una società che lo trasforma in un enorme distretto culturale di rilevanza internazionale, con atelier, associazioni, negozi di artigiani, gallerie espositive, studi e appartamenti per creativi e spazi a disposizione dei giovani artisti a prezzi contenuti. Ogni giorno al suo interno lavorano circa 100 artisti professionisti e le inaugurazioni attirano più di 10mila collezionisti e operatori del settore, numeri che hanno contribuito a riqualificare un’intera area periferica di Lipsia che sembrava condannata all’abbandono.